di Rocky
La parola sushi è stata la chiave di accesso al mondo gastronomico giapponese per milioni di italiani. Ma diciamoci la verità: quello che troviamo nei nostri ristoranti assomiglia al Giappone quanto una carbonara vegana assomiglia a quella di Testaccio. Rotoli stracarichi di salse, tonno cotto più che crudo, avocado a profusione: il sushi, in Italia, è stato addomesticato, occidentalizzato, snaturato, sudamericanizzato.
Finalmente, però, il vento sta cambiando. Cresce una curiosità nuova, più rispettosa e profonda, verso la cucina autentica del Sol Levante. E tra i protagonisti di questa rivoluzione silenziosa spicca la cucina Izakaya, una realtà che sta conquistando gli italiani più curiosi e gourmet.
Cos’è la cucina Izakaya?

Il termine Izakaya è composto da i (stare) e sakaya”(negozio di sakè), letteralmente stare a bere sakè. Nascono come semplici osterie dove il bere è il vero protagonista, accompagnato da una moltitudine di piatti piccoli e saporiti da condividere. La cucina Izakaya non è fine dining, non è cerimoniale come il sushi tradizionale, ma nemmeno è banale. È l’anima del Giappone quotidiano: spiedini di pollo yakitori, tofu fritto, pesci marinati, piccoli ramen, insalate di alghe, è un’esperienza fatta di convivialità, gusto deciso, atmosfere calde e rumorose. Una celebrazione della semplicità che, però, richiede tecnica e rispetto delle materie prime.
Perché la cucina Izakaya sta conquistando l’Italia

La cucina Izakaya ha qualcosa che si sposa perfettamente con il nostro spirito: la voglia di stare insieme, il piacere di assaggiare più piatti diversi, il gusto per la chiacchiera e il vino buono. In un’epoca in cui la ristorazione italiana guarda con sempre maggiore attenzione all’autenticità delle tradizioni gastronomiche straniere, l’Izakaya rappresenta un porto sicuro: non richiede cerimonie complesse come il kaiseki, ma nemmeno si svende all’approssimazione. È una cucina che parla di casa e di convivialità, esattamente ciò di cui abbiamo bisogno oggi.
Differenze tra cucina Izakaya e sushi “all’italiana”

Nel sushi come lo conosciamo noi, l’estetica è spesso più importante della sostanza. I roll multicolori, le montagne di salsa spicy mayo, i topping improbabili raccontano di un cibo trasformato in spettacolo. La cucina Izakaya, invece, è profondamente giapponese nel senso più autentico: niente fronzoli, attenzione al sapore, centralità dell’equilibrio. Non si tratta di stupire, ma di accogliere. Non si tratta di montare piatti instagrammabili, ma di creare un ambiente in cui il cibo diventa mezzo di relazione e piacere sincero.
Il futuro della cucina giapponese in Italia

Il bel trend della cucina Izakaya potrebbe segnare un punto di svolta nel nostro rapporto con il Giappone gastronomico. Se il sushi è stato il biglietto da visita (un po’ sbiadito), l’Izakaya promette di essere l’inizio di una conoscenza più profonda. Già da un po’ vedono fiorire a Milano, Roma (vedi Nakai) e Torino i primi veri Izakaya, dove bere sakè genuino, mangiare takoyaki preparati a regola d’arte e scoprire il piacere del cibo cucinato con tecnica e amore. La strada è ancora lunga, ma il seme è stato piantato: gli italiani sono pronti ad amare il Giappone più vero.