B24, il ristorante di Andrea Gallo sopra il cinema Barberini

Rece Rock

di Alex Giuliani

Il Multisala Barberini è uno dei più famosi ed iconici cinema di Roma, fondato nel 1930 su progetto di Angelo Rossellini, padre del grande Roberto, regista e sceneggiatore di capolavori come ‘Roma Città Aperta’, ‘Paisà’ e ‘Germania Anno Zero’. Recentemente ha beneficiato di un profondo rinnovamento voluto dalla famiglia Saviotti, proprietaria della struttura, che l’ha reso davvero accogliente e all’avanguardia.

Negli ultimi anni è diventata una delle mie sale preferite grazie alla programmazione di qualità e alla proiezione di film in lingua originale, ma anche perché dotata di poltrone larghe e confortevoli in grado di far sedere comodamente le persone sovrappeso come me senza farle sentire come il tappo di una bottiglia di spumante in procinto di decollare come Edmondo Zacchini, l’uomo cannone del Circo Olympia.

Cosa mancava quindi per farmi andare ancor più spesso in questo cinema? Il cibo, ovviamente! Al piano superiore nasce infatti il ristorante e cocktail bar B24, operativo dall’ottobre scorso. L’area di ristoro all’interno di un cinema a Roma è un unicum, escludendo ovviamente i multisala presenti nei centri commerciali dove, se sei sopravvissuto alla visione dell’ennesimo film della Marvel o della Disney, puoi sempre decidere di darti il colpo di grazia mangiando un hot-dog che ricorda un tubo galleggiante da piscina o dei nachos che sanno di pellet per termocamino.

Il B24 (il numero potrebbe derivare dal civico o dall’anno di apertura, lascio a voi la scelta) è aperto dal tardo pomeriggio fino a notte fonda. Si può quindi scegliere di fare un aperitivo prima di scendere al piano di sotto a vedere un film o, viceversa, di cenare dopo aver assistito allo spettacolo pomeridiano o serale. Io, che normalmente dopo i pasti sprofondo in uno stato catatonico da narcolessia fulminante, sceglierò sicuramente la seconda opzione.

Salgo senza affanno al primo piano, dove la sala è elegante ed essenziale, in stile industriale, illuminata da imponenti lampadari di cristallo e con finestre semicircolari che affacciano direttamente su Piazza Barberini, con la splendida Fontana del Tritone del Bernini in bella vista.

Il pavimento in parquet, le pareti color rosso mattone e i divanetti retrò in velluto verde pistacchio rendono l’ambiente intimo e ospitale. Il mio look in stile ‘blatta orientalis’ stona un po’ con l’accuratezza del posto, tanto che si potrebbe pensare che sia venuto a vedere il film ‘Nosferatu’ ma che abbia sbagliato sala.

Per mia fortuna, pochi minuti dopo di me è entrato un gruppo di anglofoni vestiti come gli NSYNC di Justin Timberlake che mi ha fatto sentire elegante come Sean Connery quando indossa lo smoking al casinò in ‘Agente 007 – Licenza di Uccidere’. Prima di accomodarmi a tavola mi viene mostrato il roof garden al piano superiore, dove resto letteralmente senza fiato. Un po’ per colpa delle scale e del mio scarso allenamento che mi fanno ansimare come Darth Vader, ma soprattutto per la bellezza delle terrazze panoramiche che si affacciano su via Veneto e Piazza Barberini da un lato e sul Museo di Palazzo Barberini dall’altro. Una cornice a dir poco spettacolare di cui approfitterò sicuramente per fare un aperitivo quando arriveranno i primi caldi primaverili.

Sotto la guida del talentuoso chef Andrea Gallo, il menu offre proposte di cucina italiana in chiave contemporanea ma anche qualche piatto della tradizione come amatriciana, carbonara o cacio e pepe. Chi non ha ritmi da testuggine delle Galapagos come me, sicuramente apprezzerà anche la presenza del ‘menu cinema’ dedicato ai cinefili che vogliono mangiare in maniera leggera e veloce prima della visione di un film al piano sottostante. Una soluzione ideale per chi magari andrà a vedere il prossimo film di Martin Scorsese che, come da tradizione, durerà almeno tre ore e mezza.

Interessante e corposa la carta dei vini con cui potrete sbronzarvi senza rischiare la sospensione imperitura della vostra patente e di quella dei vostri discendenti, vista la presenza della fermata della metro A proprio davanti all’ingresso del cinema/ristorante.

Quando ho ormai l’appetito di uno squalo longimano, ecco arrivare gli antipasti. Si parte con un taco tartare di pescato del giorno con gel di limone e un mini lobster roll, due gradevoli esempi di finger food che aumentano la mia salivazione a livelli da Bovaro del bernese.

Si inizia a fare sul serio con la bistecca di cavolfiore alla brace con purè sempre di cavolfiore. Un piatto semplice, di facile realizzazione eppure davvero efficace, tanto da essermi ripromesso di provare a cucinarlo a casa. Nel caso, sarà mia cura allertare la vicina caserma dei Vigili del Fuoco del Tuscolano.

Contemporaneamente inizio a sorseggiare un buon Barbera ‘Nizza Crivelletto’ della cantina Cossetti, un’azienda vinicola di Asti. Un vino corposo, morbido ed equilibrato che si sposa bene con le pietanze e che incontra i miei gusti sofisticati come quelli di Gasperino il Carbonaro. Se ne accorge il gentilissimo sommelier che non manca di riempirmi il calice e di rassicurarmi che, prendendo la metropolitana per tornare a casa, non incontrerò alcun vigile munito di etilometro.

Come primo piatto arriva un’appetitosa girella di pasta fresca ripiena di carne d’anatra, servita con robiola e funghi pioppini. Ogni boccone è pura goduria, gli ingredienti si fondono splendidamente tra loro come fa il Terminator T-1000 quando precipita nella vasca di acciaio fuso. Trattengo a stento l’entusiasmo, rischiando di sembrare Hector Salamanca in ‘Breaking Bad’.

Di secondo provo invece l’agnello, zucca e crema parmentier. Questo piatto mi esalta talmente tanto che potrei scendere al cinema a vedere un remake turco di ‘Troppo Belli’, l’agghiacciante film con Costantino Vitagliano e Daniele Interrante, senza perdere un briciolo del mio entusiasmo. Davvero strepitoso, da mangiare con le mani e degno di una scarpetta fatta sbracciando come il lavavetri polacco in ‘Willy Signori e Vengo da Lontano’ mentre tira a lucido il Maggiolino di Francesco Nuti. Accanto mi viene servito anche un carciofo alla brace, colpevolmente passato inosservato.

Il dessert finale, un tatin di mele con gelato alla crema, seguito da un calice di ottimo moscato Cusumano Dello Zucco, è delizioso e ne mangerei fino a costringere il Dottor Nowzaradan a citofonarmi a casa di domenica mattina come un testimone di Geova qualsiasi.

Mi alzo dalla sedia con la leggiadria di un pinnipede per salutare e congratularmi con lo chef Andrea e il gentilissimo personale di sala, con la promessa (che per loro suona più come una minaccia) di rivederci. È stata un’esperienza davvero positiva in un posto per molti versi speciale che regala l’opportunità di unire la visione di un bel film con un’esperienza gastronomica di valore.

Uscendo non posso non ammirare il Tritone della fontana, con il suo tronco possente e muscoloso, nell’atto di soffiare in una grossa conchiglia a forma di cono. Praticamente l’etilometro del diciassettesimo secolo.

Ok, torno in metro.

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