Provo quel mix di paura ed eccitazione tipico di quando si sta sull’orlo di una svolta epocale. Voi no? Come quando spuntarono i primi telefoni cellulari, ricordate? O quando arrivarono le prime chat sull’internet e il mondo si spostò dal pomiciare sui muretti a rimorchiare su Tinder. Stavolta lo tsunami che stravolgerà il mondo si chiama AI, ovvero intelligenza artificiale, ed è arrivata per restare
I rischi dell’intelligenza artificiale
L’onda anomala si abbatterà su di noi a qualsiasi livello della società anche se ancora non lo vediamo. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto i giovani. Per esempio: nel campo dei lavori d’intelletto come comunicazione e marketing o social media, chi ha più bisogno di un junior quando si hanno infiniti assistenti virtuali che lavorano meglio di un apprendista? Nessuno, purtroppo.
Oppure, parlando di formazione scolastica, chi vuole svolgere un compito per la scuola quando ChatGPT lo fa per te? Ancora nessuno.
Che leggerà più i siti web se le informazioni libere da pubblicità te le fornisce un assistente di linguaggio virtuale? E che fine faranno lavori come traduttore di testi, contabile, servizio clienti, copywriter, grafico, se AI ci mette pochi secondi a svolgere ore di lavoro umano? Ho sentito di persone che grazie a ChatGPT e Midjourney hanno scritto e illustrato libri per bambini e ci hanno fatto pure dei soldi. C’è da dormire con un occhio aperto.
Però lo devo confessare: a me l’intelligenza artificiale piace da morire. Sono convinta che non potrà mai sostituire la creatività o la personalità dell’essere umano e se la useremo come un mezzo e non come alternativa al nostro intelletto, le applicazioni potrebbero essere stimolanti, divertenti e interessanti.
I 20 anni de Il Pagliaccio
Quindi mi son detta: perché non chiedere a ChatGPT di intervistare un grande chef? Il TOP della tecnologia contro il TOP dell’arte creativa e artigianale in ambito gastronomico? L’occasione si è subito presentata: i 20 anni de Il Pagliaccio di Anthony Genovese, il due stelle Michelin storico romano in via dei Banchi Vecchi, realizzato con Marion Lichtle, socia e grande pasticciera.
Conosco Anthony da quasi tutto il ventennio. L’ho visto ricevere riconoscimenti importanti, apprezzamenti da ogni parte del mondo, ma anche soffrire per le difficoltà incontrate lungo il percorso e lottare, sempre, con il suo accento inconfondibile, del talento da vendere e il sostegno del suo staff. Per questo un omaggio alla carriera mi sembrava d’obbligo.
Ho impostato Chat GPT in modo che proponesse domande insolite a Genovese e al suo fidato General Manager, Matteo Zappile. Ne è venuta fuori un’intervista buffa, anche parecchio interessante. Buon Ascolto.