Non chiamatela Pizza Romana!

Pizza Romana Lovers, oggi tocca a voi: eccoci a parlare della grande corrente gastronomica chiamata (da chi vi sta parlando) NEO PIZZA ROMANA, all’anno 2023, quasi 2024. 

Un pochino è anche merito (o colpa?) mia. Sono stata io nel 2017 a ideare, creare e produrre il Pizza Romana Day, l’evento capitolino dedicato alla sorella sfigata della napoletana: la Pizza Romana, appunto. Lo scopo era dare dignità a quella che spesso veniva considerata come un sottoprodotto del ben più famoso orgoglio partenopeo e che invece, per noi romani, è sempre stato un pezzo de core, per non dire importante.

Scrocchierella, sbruciacchiata, rigorosamente stesa al matterello.

A dire il vero, prima o in concomitanza con l’evento sopra citato, alcuni pizzaioli si erano messi in testa di farne una versione GOLD di questo prodotto, con ingredienti di qualità, studio dell’impasto, condimenti d’eccellenza. infatti, accanto al ben più famoso ibrido Naporomano (quello della Gatta Mangiona o di Sbanco, per intenderci), abbiamo visto nascere alcuni posticini dove la pizza assomigliava proprio a quella romana, più bassa, più leggera, cotta più a lungo; però rivista e migliorata. Come Emma (foto sopra) al Centro o 180 grammi al Casilino. 

Ora siamo in pieno sviluppo di questa – inizialmente timida –  tendenza ed è un fiorire e proliferare di NEO Pizzerie Romane in ogni angolo della Capitale. 

Ma sono realmente “pizze romane”? Si possono definire tali? O magari si sta creando un altro ibrido, ancora più distante dall’originale?

Di questo ho parlato oggi con uno dei massimi esperti in materia: il giornalista eno-gastronomico Fabio Turchetti.

Buon ascolto, zillers. 

Foto da Emma (Facebook)

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