Cari Zillers,
oggi parliamo di una classifica dedicata alle migliori pizzerie che sta avendo un successo planetario: la 50 Top Pizza.
Quando è uscita, nel 2017, l’ambiente della gastronomia era già piuttosto saturo di classifiche. Prima tra tutti la The World’s 50 Best Restaurants, con le declinazioni Latin America, Asia, Paesi Arabi, Bar, Hotel e vattelappesca. Poi la francesissima Le List con il suo misterioso, indecifrabile algoritmo, e infine il più recente Best Chef Award. E questo senza contare la grattugiata di piccole classifiche sulla rete, prodotta da siti autorevoli, meno autorevoli e da amichevoli blog di quartiere.
Come potete immaginare quindi, l’accoglienza del settore nei riguardi dell’ennesimo elenco di ristoranti non è stato che un tiepido benvenuto. Sin dall’inizio però, il dualismo era evidente e mentre i colleghi giornalisti scrollavano le spalle volgendo lo sguardo alla ricerca di notizie più interessanti, i pizzaioli manifestavano un interesse frenetico, spasmodico, ossessivo verso l’arrivo della nuovissima classifica a loro dedicata.
Dopo la prima celebrazione, il successo – almeno interno – è stato confermato: boom di presenze e festeggiamenti in pompa magna. Ma, soprattutto, quello che rende davvero importante una classifica: i rancori, le malelingue, le lamentele, i pianti, le discussioni, le gioie e le disperazioni. Aveva colto nel segno con effetto detonante. La 50 Top Pizza era qui per restare.
Infatti non solo è restata ma è diventata importante: oltre alle migliori pizzerie d’Italia, oggi c’è anche una classifica dedicata all’Europa, una agli USA, un’altra all’Asia-Pacific e poi l’immancabile 50 Top Pizza World. Bisogna riconoscerlo: di strada ne hanno fatta davvero tanta.
Il merito è senza dubbio loro, dei curatori: Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro, e della caparbietà che hanno avuto nel portare avanti questo progetto.
Quindi oggi ho voluto farmi raccontare tutto: come funzionano le votazioni, come lavora il team degli ispettori, quali sono i parametri di giudizio, tutto. Per farlo, ho chiamato ai microfoni di Foodzilla il giornalista Luciano Pignataro. Chi meglio di lui?
Buon ascolto!