Tinello a Castelgandolfo. La cucina pop della stella di Ariccia

Vale Fuori (dai soliti giri)

di Valentina Venturato

Per la serie bei progetti di ragazzi in gamba va oggi in onda: il Tinello. 

Allora, prima di raccontarvi di come si sta (bene) in questo nuovo posto che ha aperto poco più di un paio di settimane fa a Castelgandolfo (Rm), potrebbe valer la pena dedicare due parole – ma pure tre – su quella faccenda dei giovani italiani che se ne vanno all’estero, che ci restano e che se non partono si fanno campare da mamma e papà ad libitum.

Ecco, nessuno esclude che ci sia questa possibilità e che per alcuni nostri giovani connazionali, non esista migliore aspirazione del restare figli a tempo indeterminato. Però, non sarebbe forse il caso di parlare sempre di più di chi veramente il cuore l’ha buttato oltre l’ostacolo? Di chi l’esperienza all’estero l’ha fatta, si è formato, poi è tornato, magari nel paese d’origine e qui ha investito creando attività interessanti e conseguenti posti di lavoro? Io direi di sì. Ed è per questo che oggi vi parlo di Tinello.

Innanzitutto geolocalizziamocisiamo a Castelgandolfo a pochi chilometri da Roma, un grazioso borgo medievale annoverato tra i più belli d’Italia. No, non ci si dirige verso il lago ma si sale su verso il centro storico il che, a mio parere, è una nota a favore. Il lago ha sicuramente il suo fascino, ma passeggiare tra le viuzze che si snodano nel cuore di questo borgo è quel tassello in più che contribuisce a costruire intorno a questo bistrot un’esperienza che va oltre l’aspetto puramente enogastronomico

I borghi vanno scoperti, visitati. E vanno pure riqualificati attraverso progetti, anche ristorativi che rappresentano un’alternativa alla vasta proposta classicissima che riempie il lungo lago. E probabilmente è quel che hanno pensato Sara e Carla Scarsella, Matteo Compagnucci e Andrea Cingolani quando hanno pensato di fare il bis. Sì, perché questi ragazzi (parliamo di giovani imprenditori appena trentenni) hanno già ampiamente fatto parlare di loro con Sintesi ad Ariccia, aperto nel marzo 2020, uno dei momenti più complessi della storia mondiale. Una tavola in cui le esperienze nordiche (d’Europa) di Sara e Matteo caratterizzano una proposta gastronomica tra le più interessanti di questi ultimi anni. Non a caso, a due anni dall’apertura è arrivata la stella.

Da Tinello bistrot, la grande competenza degli chef Scarsella e Compagnucci, si misura con una proposta più pop, che si allontana ovviamente da quella stellata per struttura ma di certo non per qualità. Stessi prodotti, tantissimi peraltro locali e del loro orto, stessa grande padronanza delle tecniche – diverse che provengono dalle cucine asiatiche, grande asso nella manica di Sara Scarsella – per una carta del food che chiama a rapporto un elenco di piatti golosi e solidi.

Da Tinello Bistrot il menu non ha la classica divisione tra antipasti, primi e secondi e questa scelta racconta abbastanza di quale sia l’anima di questo locale. A spiegarla ci pensa Andrea Cingolani, già in forze da Sintesi come capo partita, da Tinello invece ricopre il ruolo di padrone di casa insieme ad una squadra di bravissimi collaboratori:

“Non abbiamo voluto suddividere i piatti per portata perché vogliamo che Tinello sia un posto in cui tutti possano decidere cosa mangiare, senza sentirti costretti ad una visione classica dello stare a tavola”.

Insomma, una proposta sartoriale che ognuno può cucirsi addosso in base alle proprie esigenze, qualunque esse siano. E allora Tinello diventa il bancone nel quale accomodarsi per un calice e un tagliere prima di rincasare ma è una tavola comoda ed accogliente anche per dedicarsi una bella esperienza gastronomica di tutto rispetto.

Nel menu, oltre alla struttura, balza agli occhi un’altra caratteristica interessante, la bella proposta di piatti con impronta vegetale. Su questo tema si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma in questa occasione ci limitiamo a dire semplicemente che un ristorante che oggi mette in carta dei piatti vegetali lo fa (o almeno dovrebbe) non solo per accogliere le esigenze dei clienti che seguono una determinata alimentazione, ma per invogliarne alla scelta anche coloro che mangiano abitualmente anche carne e pesce.

Ecco da Tinello hanno completamente raggiunto questo obiettivo con dei piatti, anche molto semplici se vogliamo, ma che non banalizzano la nota vegetale in un puro esercizio di stile. Come nel caso del pomodoro cuore di bue servito in carpaccio e condito con olio di foglie di fico. Bella anche l’idea di accompagnare l’ottimo pane fatto in casa, invece che con l’ormai onnipresente burro montato (e basta!), con un concentrato di pomodoro fatto con pomodori cotti al forno con timo, basilico, rosmarino, origano e aglio e infine pelati e frullati. Insomma pane e pomodoro che al primo boccone, volendosi abbandonare ad un poco di nostalgia, fa quasi l’effetto madeleine di Proust di quando da ragazzini la merenda d’estate era una fetta di pane con sopra pomodoro schiacciato alla buona, olio e sale.

Ma c’è da divertirsi anche quando si abbandona il veggy. Il pancake asiatico con anatra e verdure ne è un esempio, al tavolo arriva un fazzoletto di pasta fritta farcita con l’anatra sfilacciata cotta nel master stock (brodo asiatico) e condita con cipollotto fresco e una riduzione di funghi. Idem per il midollo gratinato con pan grattato al rosmarino e aglio servito in accompagnamento a una insalata di carote fermentate e fagiolini. Buono anche il sandwich di lingua, nel quale però una maggiore nota di sapidità e agrodolce non avrebbe di certo guastato. Resta comunque un boccone, anzi più di uno, di grande godimento.

Per i dolci c’è da scegliere tra quattro opzioni, incluso un gelato della settimana che nel nostro caso era un sorbetto al cioccolato fondente con sale Maldon e olio extravergine di oliva. Una conclusione perfetta, che nella sua misurata semplicità ha quasi offuscato la pur buona torta di ricotta e fichi in cui forse si potrebbe lavorare un poco di più sull’impiattamento. La crema al caramello, per non rovinare l’estetica rusticità della fetta, potrebbe essere servita a parte.

Il bere si sceglie all’interno di una carta ben studiata che raccoglie vini artigianali e biodinamici, tutti di piccoli produttori locali e nazionali ai quali si aggiungono una selezione di sakè, una piccola carta di cocktail e una proposta di birre.

Non possiamo chiudere senza dedicare più di qualche parola al servizio, che qua è diretto dal bravissimo Andrea Cingolani. Un professionista di 31 anni che a dispetto della giovane età, mostra di avere una grande esperienza che mette a disposizione di questo nuovo progetto offrendo un servizio di grande garbo e cortesia, tratti che è sempre bello riscontrare.

Per una cena da Tinello si devono mettere a budget circa 50/55 euro più il vino. Per la sosta veloce di un aperitivo circa la metà.

Foto: Andrea Di Lorenzo, Valentina Venturato


Tinello Bistrot
Via Vigna Di Corte, 6
Castel Gandolfo (RM)

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