Qui è dove vi racconto perché Ein Prosit è diventato l’evento più ambito dell’alta cucina internazionale

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di Lorenza Fumelli

Chi è del settore non ha bisogno dello spiegone su cosa sia Ein Prosit. Ma siccome questo sito vuole essere inclusivo verso i diversamente gourmet, andrò a spiegarlo in poche parole.

La prima edizione risale a 25 anni fa, per volontà del Consorzio di Promozione Turistica del Tarvisiano, soprattutto nella persona di Claudio Tognoni. L’evento all’epoca aveva luogo a Tarvisio, Malborghetto e zone limitrofe e aveva lo scopo di promuovere il Friuli Venezia Giulia, i suoi vini e i suoi prodotti.

Negli anni, piano piano, Ein Prosit è cresciuto, fino a sconfinare a Udine, portando con sé un esercito di chef e giornalisti internazionali che in 17 anni di lavoro in questo settore ho viso riuniti solo per i The World’s 50 Best Restaurants. Parliamo di centinaia di professionisti, altrettanti eventi, più di 50 cene ad altissima concentrazione di stelle e talento.

Tornando dunque al titolo, il glow up di Ein Prosit è dovuto a diversi fattori che vado ad elencare:

  1. L’innegabile capacità di Claudio e dei suoi collaboratori – e pure della splendida Regione – di fidelizzare chiunque abbia mai partecipato a Ein Prosit. Tutti, e dico tutti, una volta stati invitati hanno sperato, chiesto, pregato, pianto, strillato, a volte implorato, di poter tornare.
  2. Il supporto della talent agency internazionale Fissore + Barker (Manuela Fissore e Thomas Barker), e di Paolo Vizzari.
  3. Quindi: la componente internazionale. Sono 4 giorni di confronto costante, divertente, disinibito tra persone dello stesso settore che vengono da ogni angolo del pianeta. A Udine si conoscono, cucinano insieme, parlano, si influenzano a vicenda. Quasi a metter giù idee per l’anno successivo. Quasi si giocasse proprio lì il derby dell’alta cucina mondiale.
  4. La Musica. La musica a Ein Prosit, sempre per merito di Claudio, non è una componente casuale ma è da sempre centrale. L’after party non sta lì a far da contorno alle cene ma è da anni palcoscenico di grandi artisti. I due più affezionati sono Daddy G (Massive Attack) e Andy Smith (Portishead). Mica noccioline.
  5. Le degustazioni e i laboratori. Come suggerisce il nome stesso dell’evento, il vino (ma anche i laboratori tematici) è centrale e da sempre lo sono le classi di degustazione sparse per la città. Gestite con passione da sommelier e cuochi a dir poco stacanovisti, coinvolgono pubblico e giornalisti in percorsi mai banali.
  6. Udine. Io non conosco nel dettaglio la storia di come Ein Prosit sia stata accolta dal suo pubblico, ossia i residenti della città e della Regione. So però che la partecipazione (pagante) è calorosa, regge in piedi l’impianto dell’evento assieme agli sponsor e alla Regione.
  7. Last but not least: il Friuli Venezia Giulia. Non è affatto scontato che la Regione affianchi e promuova eventi di altissimo profilo eno-gastronomico. Con tutto il rispetto per le sagre de paese. Per esempio, non riesco ad immaginare la Regione Lazio spender tempo e soldi per glorificare i nostri cuochi, i nostri territori, le nostre città, dal punto di vista dell’alta cucina. Male Male.

Parlando del resto, potrei citare il ristorante al Cappello che ci ha ospitato tutti quanti, tutti i giorni, per tantissime ore (grazie e scusateci), o potrei citare la cena fatta al D’Amare Crudo Bistrot con Jessica Rosval de Il Gatto Verde e gli chef canadesi di Restaurant Pearl Morissette, fantastica. O quella davvero interessante all’Aquila Nera con Kobus Van Der Merwe (Wolfgat), Johannes Richter e Johanna Richter (The Livingroom) dal Sudafrica.

Potrei raccontarvi dei Food Track sparsi per la città gestiti temporaneamente da cuochi coinvolti nell’evento, delle passeggiate alla ricerca del caffè perfetto di Udine o anche dei regali che qualcuno ha pensato di portare e scambiare.

Il più gradito? La Little Yellow Bastard hot sauce, salsa a base di peperoncini Cumari do Pará piccanti, aceto di sidro, peperone giallo, pomodorini gialli, succo di albicocca e un pizzico di sale rosa, di Thomas Barker. Quando finirà avrò un problema.

Volendo, potrei anche dirvi che ho perso la voce ballando come una pazza per tutte le notti ma questo, temo, è meno interessante.

Here’s where I tell you why Ein Prosit has become the most sought-after event in international haute cuisine.

For those in the industry, no need for an in-depth explanation of what Ein Prosit is. But since this site aims to be inclusive of the “not gourmet” I’ll break it down in a few words.

The first edition took place 25 years ago, thanks to the vision of the Consorzio di Promozione Turistica del Tarvisiano, particularly Claudio Tognoni. Back then, the event was held in Tarvisio, Malborghetto, and surrounding areas, with the goal of promoting Friuli Venezia Giulia, its wines, and its local products.

Over the years, Ein Prosit has grown, eventually expanding to Udine, bringing along an army of international chefs and journalists. In my 17 years in this industry, I’ve only seen such a gathering of talent at The World’s 50 Best Restaurants. We’re talking about hundreds of professionals, just as many events, and more than 50 dinners with a sky-high concentration of Michelin’s stars.

Now, back to the title—Ein Prosit’s glow-up can be attributed to several factors:

  1. The undeniable skill of Claudio and his collaborators—and, let’s not forget, the fantastic region—in building loyalty with anyone who has ever attended Ein Prosit. Everyone, and I mean everyone, once invited, has hoped, asked, begged, cried, screamed, and sometimes implored to be invited back.
  2. The support of the international talent agency Fissore + Barker (Manuela Fissore and Thomas Barker), along with Paolo Vizzari.
  3. Then there’s the international component. It’s four days of constant, fun, and uninhibited exchange between people from the same industry, coming from all corners of the world. They meet in Udine, cook together, talk, and influence each other—almost like brainstorming ideas for the next year. It feels like the World Cup of haute cuisine is being played right there.
  4. Music. Thanks to Claudio, music at Ein Prosit isn’t just a random element but has always been central. The after-parties aren’t just a backdrop to the dinners—they’ve been a stage for great artists for years. Two of the most loyal? Daddy G (Massive Attack) and Andy Smith (Portishead). Not exactly peanuts.
  5. Tastings and workshops. As the event’s name suggests, wine (and themed workshops) has always been central, with tasting classes spread throughout the city. Passionate sommeliers and tireless chefs run them, engaging both the public and journalists in always-interesting journeys.
  6. Udine. I don’t know the full backstory of how Ein Prosit was received by its audience—meaning the residents of the city and region. But I do know that the paid participation is warm and helps sustain the event alongside sponsors.
  7. Last but not least: Friuli Venezia Giulia. It’s not a given that a region would support and promote high-profile food and wine events. With all due respect to local fairs, it’s hard to imagine a region like Lazio putting in the time and money to celebrate our chefs, our lands, and our cities from the perspective of haute cuisine. That’s a shame.

I think I’ve covered a lot. I could mention Ristorante Al Cappello, which hosted us all for countless hours (thank you and sorry!), or the amazing dinner at D’Amare Crudo Bistrot with Jessica Rosval from Il Gatto Verde and the Canadian chefs from Restaurant Pearl Morissette—fantastic. Or the super interesting dinner at Aquila Nera with Kobus Van Der Merwe (Wolfgat) and Johannes and Johanna Richter (The Livingroom) from South Africa.

I could tell you about the Food Trucks scattered around the city, temporarily run by chefs involved in the event, the walks in search of the perfect coffee in Udine, or even the gifts that some people thought to bring and exchange.

The most appreciated? The Little Yellow Bastard hot sauce, made with spicy Cumari do Pará chillies, cider vinegar, yellow bell pepper, yellow cherry tomatoes, apricot juice, and a pinch of pink salt, by Thomas Barker. When it runs out, I’ll have a problem.

And, if I wanted, I could tell you how I lost my voice dancing like crazy every night—but I guess that’s less interesting.

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