Si è tutto vero, quindi lascio a lui la parola. Che si butti da solo in questo periglioso antro.
Lorenza
Di Bruno Caligiuri
La Calabria non è solo peperoncino e nduja. È anche una terra dove si producono amari. Chi conosce davvero questa regione sa che non si tratta di un’esagerazione campanilista, ma di un dato di fatto. Tra le montagne della Sila, le scogliere del Tirreno e la brezza dello Jonio crescono varietà di erbe, radici e spezie che sembrano nate apposta per finire in bottiglia. E non alludo a pozioni di stregoneria: parlo di premi, medaglie e riconoscimenti internazionali.
Grazie al clima

La Calabria è una terra che custodisce una biodiversità sorprendente, capace di offrire una complessità aromatica quasi inesauribile. Qui prosperano erbe spontanee e piante officinali dal carattere deciso, usate da secoli per infusi, decotti e – ovviamente – amari. Ingredienti come liquirizia (DOP), bergamotto (DOP), finocchietto selvatico, menta e anice trovano in questo zona il loro habitat ideale. Perché è proprio il clima, con le sue escursioni termiche decise e il sole generoso per buona parte dell’anno, a concentrare gli oli essenziali, a intensificare gli aromi, a rendere ogni pianta più espressiva.
L’inganno dell’ammazzacaffè

La cultura dell’amaro in Calabria affonda le radici in un’antica e distorta visione – condivisa con il resto dello Stivale – del benessere a tavola: ogni famiglia aveva la propria ricetta del digestivo post-pasto, spesso tramandata oralmente come un segreto da custodire. Non si beveva per moda. Si beveva affinché, dopo i pasti abbondanti, l’amaro servisse a migliorare la digestione. Un falso mito – in realtà l’alcol peggiora questo processo – ma grazie al quale oggi quei gesti si sono trasformati in arte liquoristica.
L’impero dell’amaro: premi e riconoscimenti
Non è quindi un caso se gli amari calabresi hanno conquistato i palati più esigenti a livello internazionale. Il Vecchio Amaro del Capo, prodotto dalla Distilleria Caffo, è stato premiato nel 2016 come miglior liquore alle erbe al Concorso Internazionale ISW in Germania. La sua ricetta include 29 erbe e radici, tutte d’origine calabrese.
Il Jefferson Amaro Importante, creato dal Vecchio Magazzino Doganale, ha ottenuto nel 2018 il titolo di miglior liquore al mondo ai World’s Drink Awards di Londra. La sua formula include bergamotto, pompelmo, arancia amara e dolce, limone di Rocca Imperiale IGP e vaniglia.
Anche l’Amaro Rupes ha ottenuto riconoscimenti di rilievo, vincendo il titolo di miglior liquore al mondo nel 2020 alla World’s Liqueur Awards. La sua produzione avviene a Roccella Ionica (RC), dove le erbe locali vengono lavorate con metodi artigianali.
Mica tanto per vecchi

Negli ultimi anni, gli amari calabresi hanno smesso di essere liquori da nonni per diventare protagonisti in mixology e nell’alta ristorazione. Bartender e cuochi li usano per cocktail, riduzioni, marinature: sono diventati ingredienti versatili, capaci di dare profondità e carattere a preparazioni complesse. Alcune distillerie stanno sperimentando fermentazioni spontanee, botti di rovere, affumicature: segno che la tradizione non è affatto immobile. Anzi, l’interesse per gli amari calabresi ha già raggiunto il mondo. Tutto molto bello, ma la ricetta segreta dell’amaro di casa mia non ve la do lo stesso.