di Ennia Milesi
La pasta non è solo un cibo: è una dichiarazione d’intenti, una bandiera identitaria, una confessione intima spiattellata in mezzo a un piatto fumante. Ogni formato racconta una storia, una psiche, uno stile di vita. Non esistono scelte innocenti quando si apre un pacco di penne o si spezzano gli spaghetti per farli entrare nella pentola (ma come vi viene in mente?).
Questo articolo non vuole svelare chi sei davvero, ma sì, lo vuole. Con pochissima serietà e molta, moltissima ironia, ci tufferemo nella psicologia della pastasciutta, per scoprire se sei un rigatone virile, una farfalla narcisista o una stellina in piena crisi identitaria. Prepara la forchetta: si parte.
I rigatoni

Chi sceglie i rigatoni non teme la vita. O meglio, la mastica con vigore. Non ti fai intimidire dai 14 minuti di cottura, né dalla pentola gigante che richiedono. Vuoi qualcosa che tenga il sugo come una diga trattiene l’onda. Il rigatone è il powerlifter della pastasciutta: grosso, possente, pronto a raccogliere la cremosità (e a crearne, grazie all’abbondanza di amido) come se fosse una missione. Se ami i rigatoni, sei probabilmente un fanatico della carbonara con sette tuorli, ti fai vanto della tua colesterolemia borderline e consideri il formaggio una spezia da usare a pugni. Non cucini: firmi manifesti gastronomici. E li mangi.
Bucatini

La pasta col clacson Il bucatino è un concerto in un piatto. Non si arrotola, non si taglia, non si doma. Chi lo ama ha uno spirito anarchico, passionale, disposto a farsi schizzare pomodoro sulle lenti pur di sentire l’iconico risucchio. Scegli il bucatino perché vuoi che si senta la tua presenza anche a tavola: sei il trombettista del pranzo, quello che fa casino ma che senza, la festa non parte. Le sagre paesane ti commuovono, ma sotto la superficie da spaccone c’è un’anima calda che si scioglie come pecorino romano. Se potessi, metteresti i bucatini anche nel tiramisù.
Penne rigate

Sono ovunque: nelle case condivise, nei monolocali da 30 mq, nelle dispense di chi ha dimenticato di fare la spesa ma ha sempre un tonno in scatola pronto. Le penne rigate sono la pasta dell’adattabilità, della sopravvivenza. Se sono la tua preferita, sei pragmatico, multitasking, e probabilmente hai cotto qualcosa direttamente nella moka almeno una volta. Le ami perché cuociono in otto minuti, si scolano con il coperchio e si adattano a ogni tipo di sugo, anche a quello che tecnicamente non è sugo ma una triste emulsione di burro e dado. Ti salveranno anche domani.
Pasta liscia

Scegliere pasta liscia (sì, in generale) oggi, è come andare in scooter sul ghiaccio: ci vuole coraggio, o incoscienza. Il sugo la snobba, lei non trattiene niente, ma tu la vuoi comunque. Ami l’essenzialità e credi che la pasta debba parlare da sola. Probabilmente hai un’anima artistica, uno scaffale intero di spezie e la convinzione che mantecare sia un atto poetico. Le penne lisce, in particolare, sono per chi non ha bisogno di effetti speciali per farsi notare. Se sei un fan della liscia, sei un solista, un minimalista estremo, un amante delle sfide impossibili: come convincere il parmigiano a restare su quella superficie ingrata. E diciamocelo: sei un gourmet.
Farfalle

Con la loro silhouette a clessidra e quel centro sempre al dente (leggi: crudo), le farfalle sono la pasta dell’apparenza. Le scegli perché ti piacciono le cose carine, e va benissimo così. Sei allegro, veloce, fotogenico, e probabilmente metti il basilico fresco sopra ogni piatto solo per Instagram. Le farfalle non trattengono bene il sugo, ma non è quello il punto: quello che conta è l’aesthetic. Se la tua pasta del cuore sono le farfalle, è probabile che la tua playlist vada da Dua Lipa a Mina, passando per tre remix lofi dello stesso brano. Vivi a forma di emoji.
Stelline

Hai dimenticato di essere un adulto? Le stelline non si scelgono: si scoprono in fondo alla dispensa quando tutto il resto è finito. Ma c’è chi le cerca, chi le vuole, chi le mangia anche fuori dalla minestrina. Ecco, se sei tra questi, forse stai affrontando un momento difficile. Oppure sei un genio della nostalgia che sa che la felicità è nella semplicità. Le stelline sono per chi ha bisogno di coccole, di rassicurazione, di una mamma che non c’è ma si sente. E anche per chi è troppo pigro per scolare 100 grammi di pasta normale. Se mangi stelline con il pesto, potresti avere bisogno di un abbraccio. Forte.
Fusilli

I fusilli sono arrotolati su sé stessi, nervosi, spigolosi. Come te. Non si rilassano mai, si spezzano nel momento sbagliato, si attorcigliano a ogni forchettata. Ma trattengono il sugo con passione, con tenacia. Se ami i fusilli, sei una persona intensa, labirintica, piena di curve interiori. Forse un po’ permalosa, ma sempre pronta a offrire sapore. Hai solo bisogno di essere cotto con pazienza, magari con un pizzico d’ironia. E tanto sugo.
Pasta integrale o proteica

Controlli le etichette, pesi i carboidrati, in lacrime hai detto la frase: “oggi ho saltato gambe” (almeno una volta nella vita). La pasta per te è un compromesso tra piacere e prestazione. Se ami la versione integrale o proteica, hai bisogno di sentirti in controllo anche a tavola. Senti che un piatto di penne normali ti farebbe perdere gli addominali, quindi punti sulla versione che ti fa sentire virtuoso. Ma sotto sotto sogni ancora i rigatoni. Lo sappiamo.
Conchiglie

Le conchiglie sono l’abbraccio della pastasciutta. Raccoglienti, intuitive, capaci di trattenere ogni stilla di sugo come fosse una promessa d’amore. Se le ami, sei empatico, accogliente, protettivo. Mangi lentamente, ascolti gli altri, e compri biscotti a ridotto contenuto di zuccheri per non deludere quella tua amica ipersalutista. Sei un rifugio per chi ti sta attorno, ma a volte finisci per trattenere troppo, anche il sugo degli altri. Ricorda: ogni tanto svuotati, anche tu.
Non mangi pasta

Chi ti ha fatto del male? Se non mangi pasta, abbiamo tre teorie:
1. Sei celiaco (abbracci)
2. Sei straniero (tutto ok)
3. Sei uno che si ostina a vivere negando la bellezza.
La pasta è il sole a tavola, la carezza che non chiede nulla in cambio. Non mangiarla è come rifiutare il dolce al ristorante. Noi, sinceramente, non vogliamo vivere in un mondo così. Ma se proprio devi, almeno non farlo con aria di superiorità.
Per finire

Siamo quello che cuciniamo La scelta del formato di pasta è uno specchio della nostra anima: esagera, gioca, racconta più di quanto vorremmo. Ma in fondo, la cosa importante è restare sempre un po’ al dente: imperfetti, gustosi, resistenti. Quindi scegli la tua forma, cuocila come vuoi, ma ricordati sempre che la pasta è un atto d’amore. Verso te stesso, e verso chi ti siede accanto.