Galateo della degustazione guidata di vino: come bere (bene) in compagnia

Partecipare a una degustazione guidata di vino non è solo questione di palato, ma di comportamento. Ascoltare, intervenire con misura, rispettare i tempi sensoriali e l’atmosfera sono elementi fondamentali per l'esperienza.

Galateo della degustazione guidata di vino: come bere (bene) in compagnia - immagine di copertina

C’è un momento preciso, in una degustazione guidata di vino, in cui capisci se sei finito in una serata illuminante o in una riunione di ex compagni di scuola che hanno scambiato il bicchiere per un megafono. Lo capisci quando il sommelier apre bocca e nessuno lo ascolta. Il galateo della degustazione non è un insieme di regole da enoteca rigida, ma un invito al rispetto: per il vino, per chi lo racconta e per chi è venuto ad ascoltarlo, possibilmente in silenzio. Saper stare a una degustazione è un’arte sociale, e come ogni arte richiede attenzione, misura e una buona dose di autoconsapevolezza. Non basta roteare il bicchiere e fare finta di annusare: bisogna anche sapere quando tacere, quando intervenire e – dettaglio spesso dimenticato – quando bere. Ecco perché abbiamo creato un piccolo Galateo della degustazione guidata di vino

Ascoltare prima di assaggiare

Il cuore di una degustazione guidata è chi guida. Che sia un sommelier AIS, un produttore appassionato o una giovane enologa con l’accento delle Langhe, chi conduce merita ascolto. Non per dovere, ma perché ogni parola è un ponte tra il vino e la tua esperienza. Interrompere, sovrapporsi o peggio ancora iniziare a commentare con il vicino mentre l’altro parla è come mettere il ketchup su una tartare: un gesto violento. Meglio fare domande alla fine, meglio ancora prenderne nota e farsi vivi quando è il momento. Il vino parla anche attraverso chi lo presenta. Ignorarlo significa perdere metà della degustazione.

Il bicchiere non è un microfono

C’è chi partecipa a una degustazione per imparare, chi per confermare ciò che sa e chi per raccontarlo agli altri, anche quando nessuno ha chiesto nulla. Il galateo non vieta la parola, ma chiede misura. Intervenire con osservazioni pertinenti è un arricchimento per tutti, ma l’effetto “show off” – con citazioni da Parker e paragoni col 1997 di Montevertine – rischia di scivolare nell’autocompiacimento. Parla se hai qualcosa da aggiungere, taci se vuoi solo farti notare. E se proprio non resisti alla tentazione di brillare, fallo con eleganza e ironia: il vino, dopotutto, è anche un gioco di intelligenze.

L’olfatto e la concentrazione

La fase olfattiva è forse la più intima della degustazione. Ogni naso cerca qualcosa: frutta, spezie, legno, memoria. Interrompere quel momento con commenti fuori tempo o risatine da complicità da banco di scuola è un peccato. Annusare richiede calma, concentrazione e un certo silenzio collettivo. Nessuno pretende l’atmosfera da monastero, ma nemmeno la confusione da happy hour. Il galateo, qui, è fatto di pause, sguardi complici, e rispetto per il viaggio olfattivo che ognuno sta compiendo.

Sputare non è maleducato: anzi, è da esperti

Sì, sputare è lecito. Anzi, auspicabile. Durante una degustazione con più etichette, è normale – e direi necessario – non ingoiare tutto. Non è una questione di sobrietà (anche, certo), ma di lucidità sensoriale. Chi sputa non disprezza, analizza. Il galateo prevede che si usi la sputacchiera con disinvoltura e decoro, evitando schizzi acrobatici o movimenti da lottatore di sumo. Un gesto tecnico, non teatrale. Come tutto il resto: sobrio, rispettoso, efficace.

Dress code e atteggiamento

No, non serve il papillon o il tacco 12. Ma nemmeno la felpa del calcetto. Il vino ha una sua dignità estetica che va rispettata. Vestirsi bene – non per ostentare, ma per onorare il contesto – è un gesto di armonia. Come lo è non arrivare in ritardo, non sbadigliare platealmente, non abbandonare la sala tra una bottiglia e l’altra. La degustazione è un rito laico, e il galateo è la sua liturgia fatta di piccoli gesti: puntuali, discreti, sensibili.

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