Wall Street e Pretty Woman hanno in comune due cose: abiti di alta sartoria e pranzi di lavoro. O meglio, colazioni di lavoro, se vogliamo chiamarle con l’ambigua definizione del pasto di mezzodì che perpetuiamo dal XVIII secolo ad oggi.
Per soccorrere il nostro pubblico in dubbio su cosa fare e cosa non fare quando coinvolti in un invito al ristorante con colleghi, clienti, fornitori, stakeholder e affini, ecco una guida sintetica ma esaustiva per non sbagliare un colpo al prossimo invito.
Non prenotare

Scontato ma non troppo: contare sulla fortuna o sull’abitudine per sedersi al solito tavolo genera stress, possibili ritardi, inutili discussioni. Una telefonata, un messaggio su WhatsApp o una prenotazione tramite app e il problema è risolto.
Sperimentare un locale nuovo
L’avventura è allettante, ma un pranzo di lavoro non è la vostra occasione per impersonare Tomb Rider. Servizio lento, carta dei vini pessima, cibo scadente, rumorosità eccessiva, illuminazione scarsa sono solo i primi cinque punti di una lista infinita di problemi che non volete scoprire ora.
Arrivare in ritardo

Non serve neanche dirlo, nulla di buono accade quando si arriva in ritardo: riguardate Mrs Doubtfire e poi mi direte.
Allargare troppo gli inviti
Dato che non è la festa dello zio o la sagra del polpo, allargare il numero di commensali non è una buona idea. Una tavola ristretta evita voce alta, ripetizioni, dispersioni e discorsi inutili – siete a pranzo per lavoro, no?
Ordinare piatti speziati/fritti/difficili da gestire

Mangiare è una gioia ma non per i commensali: affrontare discussioni e incontri pomeridiani chiusi in stanza con qualcuno che ha mangiato curry, aglio, cipolla o fritto misto equivale ad una versione moderna di Azkaban.
Dare poche opzioni
Perché costringere i propri commensali al ristorante vegano, o specializzato in pesce crudo, o privo di soluzioni per chi è allergico al glutine? Il mondo è bello perché vario e misto, per le specialità aspettate la sera.
Scegliere piatti di lunga preparazione

Il vostro interlocutore ha quaranta minuti per pranzo e voi avete ordinato un risottino per due: unica speranza è abbiate tempo per fissare un nuovo pranzo insieme, altrimenti meglio bandire risotti, stracotti, e qualsiasi piatto superi i 15’ di preparazione.
Andare a un buffet o mensa
Per quanto allettante per garantire libertà di scelta, il buffet è dispersivo, confusionario e altamente incubico: siete là per lavoro, non per gareggiare a chi impila più patatine fritte possibili.
Attaccarsi al cellulare

“Devo rispondere ad una mail urgente” è il nuovo “Non sono tu, sono io”: siamo su pianeti diversi e non ci vedremo mai più.
Non avere nulla con cui scrivere
Al pranzo di lavoro giusto può succedere di tutto: Salvador Dalì ha creato il logo delle Chupa Chups su un tovagliolo di carta durante il pranzo in cui gli è stato commissionato il lavoro. Non vorrete correre il rischio di perdere un’occasione simile per non aver messo una penna nel taschino, no?
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