Recensisco cose sul cibo: LA GRIGLIATA

La grigliata

di Simone Cerchia e Bjork

Disclaimer: C’è un ragazzo su TikTok che recensisce “cose a caso”. Il suo account è @davidemagnaghi. È un format così divertente che abbiamo deciso di applicarlo al nostro campo: il cibo. Grazie, Davide!

Ci sono poche certezze nella vita: il mutuo che non finisce mai, il tizio che sbaglia la corsia in rotonda, e la grigliata tra amici, che puntualmente torna ogni primavera come la dermatite stagionale. È il grande rito laico del Mediterraneo, con giardino o anche solo un balcone e tanta fede. Un momento di aggregazione dove l’odore di fumo si fonde a quello di profumo dell’amica che ne indossa troppo.

La grigliata non è solo cibo: è un esperimento antropologico, un test di sopravvivenza, una sfida logistica più complessa del matrimonio indiano. Eppure ci caschiamo ogni volta, felici come cani davanti all’osso. E quindi, ecco qui la recensione di 12 cose sul cibo a tema grigliata.

1. La Salsiccia

La protagonista indiscussa, l’eroina grassa del barbecue. Nessuno osa dirlo, ma tutti aspettano lei. Quando arriva, bollente e sfrigolante, cala il silenzio come se si stesse entrando in cattedrale. È tenera, succosa, vagamente pornografica. Ogni morso è un abbraccio un po’ zozzo, e a differenza del pollo “leggero”, non fa finta di essere salutare. È orgogliosamente colpevole.

Voto 9.5/10: la perfezione esiste, ma va mangiata in tre morsi prima che arrivi l’amico vegetariano flessibile.

2. Il Pallone

Ogni grigliata ha il suo momento fantozziano: appena finito il pranzo, arriva l’amico sportivo, quello con i quadricipiti sempre in mostra e l’eterna voglia di fare due tiri. In quel momento, il tuo stomaco è impegnato a processare una salamella e mezzo chilo di pane, e lui vuole che tu corra. Nascono partite improvvisate su prati pieni di buche, bottiglie e bestemmie, dove l’unico gol è finire dal fisioterapista il giorno dopo.

Voto 4/10: indispensabile solo se vuoi ricordarti quanto sei fuori forma e quant’è distante l’adolescenza.

3. Il Forchettone

Lo strumento magico, il bastone del potere. Senza di lui nessuno osa avvicinarsi alla brace, come fosse un portale verso l’Inferno. Il forchettone è sempre un po’ arrugginito, un po’ storto, con quel manico consumato che sa di sopravvivenza e incuria. Quando lo impugni, ti senti subito il re della carne, anche se hai appena bruciato una zucchina.

Voto 8/10: è la Excalibur del giardinetto, ma solo nelle mani giuste. In quelle sbagliate diventa un’arma di distruzione digestiva.

4. I Pomodorini per la bruschetta

Simboli di freschezza, in teoria. In pratica: palline rosse insipide, tagliate male, che cadono dal pane al primo morso come se volessero scappare da questa farsa. Il loro sapore è solitamente quello dell’acqua minerale calda, e spesso manca l’aglio, manca il sale, manca l’amore. Il tutto servito su fette di pane che sembrano piastrelle da bagno.

Voto 5/10: utili per dare colore al piatto e senso di colpa al palato. Potenzialità sprecate, come certi talenti a X Factor.

5. L’Amico in felpa

Lui non si cambia. Non si scalda. Non si espone. È sempre seduto, con la sua felpa grigia (forse della gita delle medie) e la birra in mano. Osserva, analizza, non partecipa: giudica. Quando parla, lo fa per sentenze brevi ma letali. È il filosofo zen della brace, il guardiano dell’apatia ben dosata. L’unico che non ha postato nemmeno una storia, ma si ricorderà tutto.

Voto 9/10: un punto di riferimento morale, uno scoglio nella tempesta. Non cucinerà mai, ma ti salva l’anima.

6. La Chitarra (se qualcuno la sa suonare)

Ogni grigliata ha il suo musicista, e il suo destino è segnato da due accordi: se li sa fare bene, hai vinto. Se sbaglia l’attacco di Redemption Song, hai firmato la tua condanna. Quando funziona, crea un’atmosfera da festival indie con meno droga e più peperonata. Quando no, è solo tortura acustica con sottofondo di fumo passivo.

Voto 8.5/10: ma solo se riesce a trattenersi da cantare Vasco, perché ci sta.

7. La Diavolina

Sì, funziona. Fa il suo mestiere. Ma il prezzo da pagare è un odore che ricorda un incrocio tra carrozzeria in fiamme e deodorante da bagno economico. La metti sulla brace e improvvisamente il giardino sa di aeroporto militare. E tu, tra un respiro e l’altro, ti chiedi se l’aroma che senti sulla costina è affumicatura o benzene.

Voto 6/10: infernale nel nome e nell’effetto. L’efficienza ha il suo costo, e spesso è la tua salute.

8. Gli Invitati extra

Tu volevi una cosa intima. Due chiacchiere, due birre, due amici. Ma ogni invitato ha portato giusto un paio di persone, e improvvisamente siete in 23, con 8 sedie e 12 piatti. Tra loro: un DJ, una fashion blogger, un tizio che si è portato la birra artigianale nel thermos e una ragazza che chiede se può cuocere il tempeh “lontano dalla carne morta”.

Voto 5.5/10: colorati, imprevedibili, ma dopo un’ora vuoi solo la disdetta del gruppo WhatsApp.

9. La Griglia

È la madre di tutte le cose. Senza di lei, staremmo mangiando fette biscottate al parco. Ha visto guerre, amori finiti e costine incenerite. È spesso arrugginita, traballante, e tiene su la grata con due sassi e la speranza. Ma quando parte, parte. E tutto il resto può anche bruciare.

Voto 8/10: mitologica e malmessa. Come tutte le cose che valgono.

10. L’Ultima Bistecca

La vedi. Solitaria. Fredda. Abbandonata sotto una montagna di pane e zucchine tristi. Nessuno la vuole, ma nessuno osa buttarla. Ha la consistenza di un tappetino da palestra e il colore del tramonto sul raccordo anulare. Eppure, a fine serata, qualcuno se la prende. E lo fa per fame tossica, pietà o semplice spirito di autodistruzione.

Voto 3/10: non è cibo, è punizione divina. Ma va mangiata per onore.

11. Il Momento della Cottura

Quel preciso istante in cui l’amico meno competente diventa lo chef. Si toglie la maglia, afferra la pinza come fosse uno scettro, e inizia a distribuire consigli non richiesti. Fa girare le costine come se stesse operando a cuore aperto, mentre il fumo lo acceca e il pollo prende fuoco. Intorno, applausi e bestemmie.

Voto 6.5/10: teatrale, faticoso, inevitabile. Il barbecue è il suo palco, anche se nessuno l’ha mai scritturato.

12. L’Epilogo

Si fa sera. Le zanzare entrano in scena, i bicchieri si svuotano, e parte la malinconia post-griglia. Qualcuno dorme sulla sedia a sdraio, altri fingono di raccogliere per non sparecchiare. La brace si spegne piano, e tu guardi il cielo, consapevole che tra sei ore ti sveglierai con le mutande che sanno di fumo.

Voto 7/10: finale poetico e indigesto. Come tutti i bei ricordi.


La grigliata è come la vita: inizia con entusiasmo, prosegue con caos, e finisce con qualcuno che si nasconde per non pulire. Ma finché ci saranno salsicce e amici con la felpa, noi ci saremo. Ad osservare. E giudicare.

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