Il Funerale della Ristorazione Democratica 

La ristorazione democratica è morta e oggi noi gli facciamo un funerale. Che la terra le sia lieve, zillers.

Il Funerale della Ristorazione Democratica  - immagine di copertina

di Lorenza Fumelli

Mi dispiace dover essere portatrice di tali orribili notizie, ma purtroppo oggi, Zillers, siamo qui a celebrare il funerale della ristorazione DEMOCRATICA.

Esatto. Quella ristorazione che il giovane (o povero) gourmet aveva imparato ad amare negli ultimi anni, quando entrava in una trattoria moderna o in un neo bistrot (per dirla alla parigina) e riusciva a spendere una trentina di euro, con una bottiglia funky e qualche tapas di gran gusto. Vi ricordate Remigio a Roma? Ecco, con un po’ di sforzo ci si riusciva pure lì che servivano Champagne.

Oggi le tapas sono diventate veri e propri piatti, golosi e abbondanti. Le bottiglie funky sono mutate in etichette strafighette – e costose – e la sedia in uno di questi locali costa minimo 50 euro per mangiare, a testa.

Intendiamoci: io so meglio di tutti che la qualità deve essere pagata, ma il rincaro dei prezzi della ristorazione è alle stelle e anche esperienze un tempo più accessibili stanno diventando sempre più proibitive per il cliente medio. E questo è un vero peccato.

Eravamo ad un buon punto sulla strada dell’evangelizzazione delle masse al culto del cibo buono e giusto ma questa è una sterzata che ci farà inchiodare. Forse per sempre.

Comunque, siccome questa improvvisa morte mi ha gettato nel panico, ho chiamato un amico a sostenermi: forse lo ricordate dalla prima stagione, Giorgio Scarselli, aka il nostro Ristoratore Anonimo.

Con lui abbiamo fatto una – discretamente lunga – chiacchierata che non è affatto conclusiva, ma qualche spunto ed un filo di speranza si è cominciato a vedere. Vi lascio dunque alla cerimonia annunciata, sperando che non vi intristisca troppo.

Buon ascolto, Zillers, e che la terra le sia lieve.

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