Cosa portare a una cena tra ricchi se tu sei l’unico povero

Ti hanno invitato a una cena tra ricchi e non sai come non sembrare fuori posto? Dimentica il vino da scaffale e il dolce del supermercato: tra bluff enologici, focacce antisistema e storytelling di povertà, ecco una breve guida.

Cosa portare a una cena tra ricchi se tu sei l’unico povero - immagine di copertina

Non sai nemmeno tu come sia successo, ma eccoti lì. Come ci sei finito a una cena tra ricchi? Mistero. Magari hai un amico che lavora in finanza e ogni tanto si ricorda che ha un cuore. Magari hai avuto un flirt con qualcuno il cui cognome è anche il nome di un vino biologico. Magari sei solo finito nel posto sbagliato, con l’outfit sbagliato, ma con un invito in mano. Fatto sta che ci sei. E devi portare qualcosa.

Ora, il dilemma: cosa portare a una cena tra ricchi se tu sei l’unico povero? Spoiler: non una bottiglia del supermercato da 6,90. Ecco una guida (quasi) infallibile per uscirne vivi. E magari anche con un invito alla prossima cena.

1 – La bottiglia giusta: il bluff è tutto

Se pensavi di cavartela con un Chianti da scaffale basso, fermati subito. I ricchi annusano l’etichetta come i cani da tartufo. Il trucco è il packaging. Scegli un vino biodinamico con un nome impronunciabile e un’etichetta minimalista in bianco e nero. Nessuno saprà cosa sia, ma tutti fingeranno di conoscerlo. Tu limitati a dire: “È di una piccola cantina tra il Piave e il nulla”. Funziona sempre.

Bonus: se il vino è naturale e sa un po’ di aceto, diranno che è molto verticale.

2 – Il piatto home-made che sembra gourmet (ma ti è costato 5 euro)

cosa portare a una cena tra ricchi

Hai un vantaggio: i ricchi non cucinano. Hanno chef, delivery da posti con nomi in francese e padelle che valgono più del tuo motorino. Quindi se arrivi con qualcosa fatto da te, già sei un eroe. Punta su qualcosa di rustico e apparentemente contadino: una focaccia con cipolla rossa caramellata, un hummus di barbabietola in ciotola di coccio, una torta salata vegetale e antisistema.

L’importante è usare le parole chiave: lievitazione lunga, grani antichi, vegano per scelta, non per moda. Se poi hai usato ingredienti del mercato, dillo con disinvoltura. Nessuno ci va davvero, ma tutti ne parlano.

3 – Il dessert povero ma furbo

Il dolce è terreno scivoloso. Se porti una torta del supermercato, sei out. Se porti qualcosa che sembra troppo mammesco, anche. La chiave è la finta semplicità: biscotti rustici fatti in casa (usando una ricetta della nonna che non è la tua), oppure dei datteri farciti con crema di mandorle, da servire su un tagliere di legno. Di solito li vendono a peso d’oro nei bistrot radical chic, ma tu puoi farli con 4 euro e 12 minuti su YouTube.

Fai attenzione a non esagerare con lo zucchero: tra intolleranze vere e fobie estetiche, il dolce deve sempre sembrare healthy anche quando non lo è.

4 – Non portare cibo. Porta storytelling.

Se non hai soldi e nemmeno tempo, porta una storia. Un liquore fatto in casa da tuo zio, una bottiglia di passata rubata dalla cantina di tua nonna, un formaggio improbabile trovato in un viaggio mistico a Camaldoli. Non importa se è vero. Importa come lo racconti. I ricchi adorano i racconti di povertà romantica, purché resti a cena e poi torni a casa tua. Un barattolo di melanzane sott’olio può diventare un souvenir di un viaggio spirituale in Irpinia.

5 – Bonus track: come sopravvivere alla serata

Evita i discorsi sul costo della vita, a meno che non li faccia qualcun altro e tu possa annuire con aria partecipe ma distaccata. Se si parla di viaggi, tira fuori mete strane: “Ho fatto un ritiro silenzioso a Volpedo”. Se si parla di cibo, fingi di avere un’opinione su tutto: “Il caviale ormai è inflazionato, molto meglio la bottarga di tonno grattugiato fresco”.

E se qualcuno chiede dove abiti, non dire: “Prenestina dentro al raccordo”, dì: “Zona est, molto viva, molto vera”. Capiranno.

Morale della favola?

Non devi essere ricco. Devi solo sembrare povero nel modo giusto.

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