A Roma, tra carbonara e cacio e pepe, esiste una minestra che profuma d’inverno e resiste al tempo più di qualunque moda gastronomica: broccoli e arzilla. Verde, saporita, leggermente pungente, è la dimostrazione che nella Capitale anche il pesce povero sa diventare leggenda. Un brodo fumante, qualche cima di broccolo romanesco, la razza chiodata del litorale laziale e un pugno di spaghetti spezzati: basta questo per trasformare una giornata gelida in un abbraccio. Una zuppa che un tempo scaldava le case nei giorni di magro e oggi torna sulle tavole come dichiarazione d’identità e orgogliosamente popolare.
Origini popolari e piatto di magro
La minestra di broccoli e arzilla nasce nei quartieri popolari di Roma tra fine Ottocento e primi del Novecento, quando i mercati rionali erano il cuore pulsante della città. L’arzilla, pesce povero, scartato dai pescatori e venduto a poco prezzo, trovava nuova vita nelle cucine delle famiglie meno abbienti, che lo trasformavano in brodo saporito. Spesso preparata nei giorni di magro o durante le festività, questa zuppa rifletteva un principio semplice e fondamentale della cucina romana: niente si butta, tutto si valorizza. Il broccolo romanesco, con le sue cimette verdi e leggermente amarognole, completava il piatto donando colore, aroma e consistenza, rendendo ogni scodella un piccolo capolavoro di equilibrio tra sapori di terra e di mare.
Broccoli e arzilla, un equilibrio tra mare e terra

Il segreto di questa minestra sta proprio nel contrasto tra ingredienti così diversi. L’arzilla, povera di carne ma ricca di cartilagini gelatinate, regala un brodo intenso e complesso, capace di insaporire ogni pasta o pane raffermo aggiunto. I broccoli romani, facilmente reperibili d’inverno, bilanciano la rusticità del pesce con note fresche e leggermente amarognole. Il risultato è un piatto che sembra semplice ma racconta secoli di cucina domestica, di famiglie attente alle risorse e alla stagionalità, di un’arte del riuso che oggi è diventata elegante e simbolica della tradizione romana.
Dai mercati rionali alle tavole delle feste
Dalla vita quotidiana dei quartieri popolari, la minestra di broccoli e arzilla ha lentamente conquistato le tavole durante le feste. Specialmente il 24 dicembre, quando la Vigilia imponeva piatti “di magro”, la zuppa diventava protagonista, accompagnata da fritture o altre ricette di pesce povero. Negli anni ’80 e ’90 era quasi scomparsa dalle trattorie, soppiantata da mode gastronomiche effimere, ma oggi sta vivendo una nuova giovinezza grazie a chef e ristoratori che ne riscoprono il valore culturale e gastronomico.
Minestra broccoli e arzilla: come si prepara
Il segreto di questa zuppa sta nel brodo: l’arzilla viene messa intera in acqua fredda, con qualche spicchio d’aglio per aroma e un po’ di pazienza mentre il fuoco schiuma via le impurità. Dopo venti-trenta minuti si toglie il pesce, si filtra il brodo e si recupera la polpa, eliminando lisca e cartilagini. Nel tegame si fanno sciogliere le alici con olio, aglio e peperoncino, per poi aggiungere le cime di broccolo romanesco, rosolandole per mantenere sapore e consistenza. Si sfuma con vino bianco, si aggiungono pomodori pelati e si lascia cuocere qualche minuto finché i broccoli diventano teneri. Si uniscono poi l’arzilla e il brodo, si lascia insaporire e nel frattempo si cuoce la pasta per metà del tempo, da versare poi nella minestra, completandone la cottura.