Gli animali più strani che vengono mangiati in giro per il mondo

Dal ragno fritto al serpente alla griglia, passando per il canguro, la balena e persino la medusa: l’uomo non smette mai di sperimentare nuovi sapori. Un viaggio gastronomico tra culture, superstizioni e curiosità che trasformano il disgusto in tradizione e il tabù in piatto prelibato.

Gli animali più strani che vengono mangiati in giro per il mondo - immagine di copertina

Dimentica il filetto e la carbonara, perché il mondo offre un menù molto più estremo. Dalle giungle tropicali alle metropoli ipermoderne, l’essere umano ha sviluppato un’arte gastronomica che sfida la logica, la morale e spesso anche la biologia. C’è chi arrostisce tarantole, chi serve cavallucci marini come tapas, chi considera un serpente un lusso degno di un pranzo regale. L’istinto di sopravvivenza e la curiosità culinaria hanno spinto l’uomo a trasformare quasi ogni creatura in possibile fonte di nutrimento, creando una mappa del gusto che più che geografica è antropologica.

In questo articolo trovi una lista degli animali più strani che l’uomo cucina e mangia in giro per il mondo: una finestra su come culture diverse interpretano il cibo, la tradizione e l’idea stessa di ciò che è commestibile.

Tarantola

animali strani che mangia l'uomo

In Cambogia, la tarantola è uno street food amatissimo e un’esperienza gastronomica estrema che molti turisti affrontano come una prova di coraggio. Viene catturata nei campi, pulita, privata dei peli urticanti e poi marinata in una miscela di sale, zucchero e aglio che le dona un aroma dolce e pungente. Dopo il bagno d’olio bollente, diventa croccante come una tempura tropicale, dorata e profumata, servita spesso con lime, peperoncino e pepe nero.

Il suo sapore sorprende anche i più scettici, ricorda un incrocio tra pollo e granchio, con un interno morbido e una testa ricca di polpa bianca. Si mangia intera, ma le zampe sono la parte più ambita, sottili e croccanti come chips. Chi la prova racconta di un gusto intenso, terroso, vagamente marino, difficile da dimenticare.

Canguro

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In Australia, mangiare carne di canguro è una tradizione radicata e tutt’altro che scandalosa, un’abitudine che sta conquistando anche l’Europa, dove appare sempre più spesso nei menu dei ristoranti curiosi di spingersi oltre la bistecca di manzo. È una carne rossa dal gusto delicato ma deciso, con sfumature ferrose e saline che ricordano il manzo selvatico, morbida se servita cruda in tartare, intensa se scottata alla griglia.

Ricca di proteine e poverissima di grassi, rappresenta una delle alternative più sane tra le carni rosse, tanto che i nutrizionisti la esaltano come alimento funzionale. In più, contiene una notevole quantità di ferro, vitamine del gruppo B e acidi grassi omega.

Il suo consumo è legale e regolato da norme severe che prevedono abbattimenti selettivi per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, poiché i canguri in sovrannumero possono compromettere raccolti e habitat naturali. In cucina si presta a mille interpretazioni, dal filetto grigliato alle lunghe cotture in salsa, fino alla versione in tartare con tartufo o lardo.

Serpente

animali strani che mangia l'uomo

Tra gli animali strani che l’uomo mangia, troviamo anche il serpente. Non è più simbolo di tentazione ma un alimento vero e proprio, servito con la naturalezza di un pollo arrosto. La sua carne è considerata una prelibatezza in Cina, Nigeria, Vietnam e perfino in Texas, apprezzata per il sapore intenso e per le presunte proprietà afrodisiache.

In Asia compaiono boa e cobra in zuppe, arrosti e distillati alcolici usati come rimedi contro stanchezza e artriti, oltre che come tonici per la virilità. In Nigeria è celebre la snake pepper soup, un brodo piccante e aromatico che ricorda il pollo ma con un carattere più selvatico. Il Vietnam conserva un rito caratteristico, il sangue del serpente mescolato con alcol di riso, una pratica inquietante ma radicata nella tradizione locale. Negli Stati Uniti, soprattutto nelle zone rurali del Texas, il serpente a sonagli finisce sul barbecue, con carni dure ma delicate insaporite da rub speziati al pepe e scorza d’arancia. In Australia gli aborigeni essiccavano la carne e la glassavano con miele, trasformandola in uno snack sorprendentemente dolce.

Topo

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L’idea di mangiare un topo per molti rimanda alla carestia, eppure in gran parte dell’Africa e dell’Asia sudorientale questi piccoli roditori rappresentano una fonte di proteine molto apprezzata. In Zambia il popolo li caccia nei campi dopo il raccolto e li cucina arrostiti o affumicati, un gesto che ricorda la cura con cui prepariamo un arrosto festivo. In Cambogia e Vietnam si distingue con attenzione il ratto di città, considerato impuro, da quello dei campi di riso che si nutre di cereali e radici e ha un sapore vicino a quello del maiale.

La pratica non appartiene solo all’Oriente, perché anche in Occidente l’uomo ha consumato roditori. Gli antichi Romani allevavano ghiri in anfore traforate, mentre in alcune osterie francesi comparivano ratti arrostiti al posto dell’entrecôte. Nel mondo rurale moderno il confine tra ripugnanza e nutrimento resta fragile, e la carne di topo continua a mostrare come fame, cultura e curiosità possano trasformare il disgusto in abitudine.

Polpo vivo

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In Corea del Sud il polpo non si cuoce, si affronta. Il sannakji, uno dei piatti più iconici e controversi della cucina coreana, consiste in piccoli polpi vivi tagliati a pezzi e serviti mentre ancora si muovono nel piatto, un’esperienza che unisce rituale, abilità e coraggio. I tentacoli si contorcono tra le bacchette mentre vengono immersi in una miscela di olio di sesamo e salsa di soia, sprigionando un aroma marino intenso e leggermente tostato.

Il sapore è delicato, quasi dolce, ma la consistenza elastica e la sensazione delle ventose che si aggrappano alla lingua lo rendono un piatto per palati audaci. Mangiarlo non è solo questione di gusto, ma di tecnica: bisogna masticare con decisione per evitare che i tentacoli, ancora attivi per via dei riflessi nervosi, si attacchino alla gola.

Balena

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In Giappone la carne di balena non è una moda passeggera, è una tradizione che arriva da lontano. Nata come necessità e poi diventata parte dell’identità culturale, dopo la Seconda guerra mondiale divenne una risorsa essenziale in un Paese affamato, finendo sulle tavole di milioni di persone e nelle mense scolastiche. Per molti rappresentò il sapore della ripartenza. Con il divieto della caccia commerciale negli anni Ottanta, la balena smise di essere un alimento quotidiano e diventò una rarità gastronomica. Consumata di rado e sempre più al centro di discussioni etiche, la balena rimane un importante elemento nella lunga lista degli animali strani che si mangia l’uomo.

Oggi il Giappone continua a cacciare alcuni esemplari di minke whale, una specie non a rischio di estinzione, seguendo limiti numerici molto rigidi e rispettando le convenzioni internazionali. La questione però resta aperta. Per molti la balena è un animale troppo intelligente per finire in padella, mentre altri la considerano un pesce di grandi dimensioni, parte del normale ciclo del mare.

Dal punto di vista organolettico la carne è sorprendente. Ha un colore rosso intenso, una consistenza soda e note ferrose simili al manzo, con un retrogusto salmastro che ricorda il tonno. In Giappone viene servita cruda in sashimi oppure scottata come una bistecca.

Cammello

cammello

Mangiare carne di cammello significa assaporare la resistenza del deserto, la fibra di un animale forgiato dal sole e dalla sabbia. È una carne rossa, scura e densa, dal gusto deciso e persistente, una sfida al palato che racconta la fatica di vivere in condizioni estreme. Ha una consistenza coriacea, ricca di ferro e con note ematiche che ricordano vagamente la carne di cavallo, ma più aspra, più primitiva, quasi minerale. Chi la assaggia parla di un sapore che rimane a lungo in bocca, come se il corpo stesso del cammello lasciasse un’eco nella memoria. In Nord Africa e Medio Oriente è una carne comune, cucinata in stufati speziati o grigliata lentamente sulle braci, mentre in Europa resta una curiosità per carnivori avventurosi.

Alce

alce

Mangiare carne di alce significa entrare nel cuore della Lapponia, tra foreste silenziose e notti interminabili, dove il freddo scolpisce il corpo e affina il gusto. È una carne scura, compatta, appartenente alla categoria delle cosiddette carni nere, quelle di animali muscolosi e liberi, che vivono nei boschi e si nutrono di erbe e licheni. L’alce è un gigante gentile, e la sua carne riflette quella forza primordiale: povera di grassi, ricchissima di proteine e ferro, dal sapore deciso e selvatico, con un tono ferroso che ricorda il cinghiale ma una struttura più asciutta e tenace. Nelle taverne lapponi viene spesso servita brasata o accompagnata da salse ai mirtilli e patate, un modo per addolcire la sua indole ruvida. Grigliata, invece, rivela tutto il suo carattere, un’esplosione di intensità che lascia la bocca asciutta e la mente piena di neve.

Cavalluccio marino

cavalluccio marino

Tra le bancarelle affollate dei mercati asiatici si trovano meraviglie e orrori gastronomici, e il cavalluccio marino ne è l’emblema. In Thailandia, in Cina e in varie zone del Sud Est asiatico questi minuscoli simboli del mare vengono infilzati, grigliati e venduti come spiedini croccanti, bocconi che uniscono curiosità e superstizione. L’ippocampo è considerato un tonico naturale capace di rinvigorire corpo e spirito secondo la medicina tradizionale cinese, una credenza che ha alimentato un commercio redditizio ma dannoso per le popolazioni marine.

Il sapore, raccontano i pochi che lo hanno provato, è delicato e simile al pesce essiccato, con una nota amara persistente. Nonostante la sua fragilità, il cavalluccio marino è diventato una vittima dell’esotismo culinario, un essere elegante trasformato in curiosità turistica accanto a scorpioni e grilli fritti. Ogni cavalluccio grigliato porta il sapore salato del mare e quello amaro della sua assenza, un monito nella lunga lista degli animali strani che l’uomo mangia.

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