In Italia l’alcol non è solo una bevanda, è quasi un linguaggio: si brinda per salutare, per festeggiare, per dimenticare il lunedì. Il vino accompagna i pasti, la birra l’aperitivo e il limoncello chiude le cene al ristorante. Ma dietro questo rito collettivo si nascondono abitudini molto diverse, che cambiano da regione a regione. I dati del rapporto 2025 dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’ISTAT mostrano come il consumo eccessivo resti diffuso, evidenziando la necessità di maggiore consapevolezza e informazione. Ecco quindi dove si beve più alcol in Italia e perché.
Perché in Italia si beve tanto alcol?

Le ragioni che spingono gli italiani a bere sono molteplici. Si intrecciano aspetti culturali, psicologici e sociali. In molte zone del Paese, soprattutto nel Nord e nel Centro, l’alcol fa parte della quotidianità: un bicchiere di vino a tavola o un aperitivo con gli amici non destano preoccupazione, e spesso il consumo viene percepito come innocuo.
Dietro questa normalità, però, si nascondono anche abitudini rischiose. C’è chi beve per rilassarsi dopo una giornata di lavoro, chi lo fa per socializzare o sentirsi più disinvolto, e chi lo considera un modo per affrontare stress e ansia. Tra i giovani, l’assunzione di alcol è legata al desiderio di emulazione, alla voglia di sentirsi adulti o al fascino del proibito. Un altro fattore è la mancanza di strutture dedicate alla prevenzione e al trattamento dell’alcol-dipendenza, ancora poco diffuse sul territorio. Tutti questi fattori contribuiscono a spiegare perché l’Italia, nonostante la crescente sensibilità verso la salute, continui a registrare livelli elevati di consumo alcolico.
Ecco chi beve di più

Il consumo di alcol in Italia cambia molto a seconda dell’età e del genere, ma alcuni gruppi spiccano più di altri. Gli uomini adulti, tra i 25 e i 64 anni, restano i protagonisti indiscussi: oltre il 77% dichiara di bere almeno ogni tanto, confermando che per molti un bicchiere fa parte della normalità. Subito dopo arrivano i giovani tra i 18 e i 24 anni: più del 70% ha consumato alcol almeno una volta e circa il 15% pratica il binge drinking, cioè quel bere rapido e intenso che trasforma una serata tranquilla in una gara di resistenza.
Anche le donne stanno cambiando le statistiche: in dieci anni le consumatrici sono passate dal 39% al 47%, con un aumento del consumo regolare, soprattutto tra chi ha un livello di istruzione più alto. Poi ci sono gli adolescenti, tra i 16 e i 17 anni, e qui i numeri fanno riflettere: quasi il 40% dei ragazzi e il 30% delle ragazze mostrano comportamenti a rischio, segno che l’abitudine inizia presto, forse troppo presto. E poi, gli anziani: circa un terzo degli uomini over 65 consuma alcol a livelli considerati rischiosi per la salute.
La classifica delle regioni italiane dove si beve più alcol
Dai dati ISTAT e ISS emerge che le regioni con i livelli più alti di consumo si trovano nel Nord e nel Centro Italia. Ecco la classifica aggiornata del 2025:
- Valle d’Aosta – 23,5% di consumo critico; un uomo su tre rientra tra i bevitori abituali.
- Friuli-Venezia Giulia – 21,9% di popolazione a rischio, con dati elevati anche tra le donne.
- Trentino-Alto Adige (Bolzano) – 20,3% di consumatori che sorpassano la soglia; la provincia di Bolzano registra il tasso più alto di binge drinking maschile (24,2%).
- Toscana – tra le regioni con abuso costante e diffuso (27,8% di bevitori quotidiani).
- Emilia-Romagna – 70,2% della popolazione consuma alcol almeno una volta l’anno; 25,9% lo fa ogni giorno.
- Umbria – 25,6% di persone che beve alcol quotidianamente.
- Marche – 25,2% di consumatori regolari.
- Veneto – 24,8% di bevitori giornalieri.
Le regioni meridionali, invece, presentano tassi molto più bassi: Sicilia, Campania e Puglia risultano tra le più moderate nei consumi. Il divario geografico è evidente e riflette differenze culturali e di stile di vita, con il Nord più legato all’alcol come rito sociale e il Sud più moderato nel bere.
Le fonti della classifica

I dati provengono da fonti ufficiali dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Le rilevazioni sono effettuate nell’ambito del Sistema Statistico Nazionale (SISTAN), che raccoglie informazioni attraverso indagini campionarie sulle famiglie italiane e analisi di tipo socio-sanitario. Il lavoro dell’ISTAT segue criteri rigorosi stabiliti dal decreto legislativo 322/1989, che regola la produzione di statistiche ufficiali nel Paese. I dati vengono poi integrati con studi dell’ISS e di altri enti di ricerca per ottenere un quadro completo e aggiornato del consumo alcolico in Italia. Questo approccio consente di valutare in modo affidabile non solo quante persone bevono, ma anche quanto e come lo fanno, individuando tendenze e fasce di popolazione più vulnerabili.
Quando il consumo di alcol diventa un rischio

L’ISTAT definisce “consumo a rischio” l’assunzione di alcol che supera le soglie considerate sicure per la salute. Si parla di rischio quando una persona beve quantità superiori alle raccomandazioni, consuma alcol al di fuori dei pasti o partecipa ad episodi di binge drinking. Anche chi beve ogni giorno, superando le unità di alcol consigliate, rientra in questa categoria. Queste soglie sono basate su linee guida nazionali e internazionali che indicano i limiti entro cui l’assunzione di alcol è considerato moderato. Superarli può comportare effetti negativi a livello fisico, psicologico e sociale. Riconoscere i segnali del consumo eccessivo è il primo passo per prevenirne le conseguenze e promuovere un approccio più consapevole.
Bere alcol consapevolmente: una scelta di equilibrio
L’alcol fa parte della cultura italiana, ma la differenza la fa il modo in cui viene vissuto. Bere con moderazione non significa rinunciare, ma saper scegliere quando dire “basta”, riconoscendo i propri limiti prima che lo faccia il corpo. Le statistiche parlano chiaro: l’Italia beve tanto e in modo sempre più vario, ma cambiare è possibile. Servono informazione, consapevolezza e una cultura del bere che non premi solo la quantità, ma il momento, il gusto, la compagnia. La vera sfida è tutta qui: godersi un calice senza perderne il controllo. Perché il piacere sta nel brindisi, non nel bicchiere vuoto.