Provato per voi: Alalunga a Savona

Provato per voi: Alalunga a Savona - immagine di copertina

Alalunga è un ristorante affacciato sul porto di Savona che punta tutto sul pescato del giorno e su una cucina sincera, essenziale e curata. L’atmosfera è tranquilla, il menù cambia in base a ciò che arriva dalla loro barca e i piatti combinano freschezza e tecnica senza esagerazioni. Un luogo adatto a chi cerca pesce locale trattato con rispetto e una proposta diversa dal solito.

Ci sono ristoranti che scopri per caso e altri che ti attirano da lontano. A Savona, Alalunga è uno di quelli che guardi mentre cammini sul porto e ti chiedi: “Chissà cosa avranno pescato oggi?”. La risposta non te la dà nessuno, a meno che non ti siedi a tavola, perché qui il menù cambia ogni giorno. Lo sceglie il mare, non lo chef, e questo rende la serata più curiosa del solito.

Sono stata da Alalunga due volte e ogni volta è stato diverso, mai ripetitivo. L’idea che tutto nasca da una barca attraccata proprio davanti al ristorante dà un senso di concretezza che oggi non si trova spesso. Se cercate un posto dove il pesce è pesce, senza maschere, senza invenzioni inutili, allora questo è un invito diretto. E sì, preparatevi: qui non si sceglie “il solito piatto”. Si scopre cosa arriva fresco dal peschereccio.

La storia del ristorante

Alalunga nasce dall’idea di due pescatori savonesi, Davide Busca e Mauro Mantero. Due amici che hanno passato anni sul loro peschereccio, l’Alalunga, prima ancora di pensare a un ristorante. Il mare è la loro vita quotidiana, e questa scelta la vedi in ogni dettaglio. A maggio 2022 decidono di trasformare la loro esperienza in qualcosa di più grande: aprono un ristorante proprio di fronte alla barca, come una continuità naturale tra il pescare, il pulire le reti, il rientro al porto e la cucina. Il concetto è semplice: far arrivare nel piatto il pescato del giorno, senza passaggi inutili.

Prima dell’apertura del ristorante servivano già fritto misto e fish burger direttamente dal peschereccio. Chi abita a Savona probabilmente li ha incrociati almeno una volta: una barca, una padella, e file di persone in attesa del fritto del giorno di Alalunga. Quella filosofia non è cambiata, si è solo ampliata. Oggi la squadra è composta da loro due, dallo staff del ristorante e da chi in cucina lavora con la stessa precisione di chi maneggia reti e lenze. Il loro racconto è semplice e diretto, senza bisogno di aggiungere altro. È semplicemente la storia di due pescatori che hanno deciso di fare il passo successivo, senza dimenticare da dove arrivano.

Come si sta in questo ristorante?

Il ristorante lo noti subito: grande insegna blu e vetrate che si affacciano sul porto. Dentro l’atmosfera è semplice, pulita e curata, senza eccessi. All’ingresso c’è la zona cassa, poi i tavoli distribuiti lungo la sala e la cucina a vista, che permette di vedere tutto quello che succede dietro i fornelli.

Sulla sinistra c’è una piccola sala più appartata. Le pareti blu, decorate con linee blu ispirate al mondo marino, richiamano la loro identità senza esagerazioni. In inverno i posti sono pochi, quindi il ristorante risulta raccolto, quasi intimo. In estate invece si può mangiare anche fuori, con il porto davanti, le barche che passano e le luci che si riflettono sull’acqua.

Io sono stata due volte durante la settimana e l’atmosfera è sempre stata tranquilla. Qualche tavolo pieno, qualche coppia, un po’ di musica in sottofondo. Le cameriere sono gentili, ti spiegano cosa c’è nel menù con calma e ti fanno capire cosa aspettarti.

Il menù

La loro filosofia è chiara: il menù lo sceglie il mare. Non c’è una carta piena di scelte, ma una selezione essenziale che cambia spesso e segue quello che hanno pescato nelle ore precedenti. Solitamente ci sono due antipasti, due primi, due secondi e i dessert. È un’impostazione che ti mette nella condizione di fidarti davvero del pescato del giorno, senza poter “aggirare” la stagione o il mare.

L’ultima volta il menù partiva con due antipasti molto diversi tra loro. Uno era a base di triglie in tempura di panko, servite con cavolo viola caramellato, peperoni arrosto, una crema di zucca morbida e una bagna cauda che dava carattere al piatto. L’altro era un rondanino affumicato accompagnato da pak choi croccante, panna acida, ketchup di peperoni e un pan brioche leggero con profumo di limone.

I primi seguivano la stessa linea. C’erano gli agnolotti del plin fatti in casa alla pezzonia, con crema di scarola, colatura di burrata, mandorle. L’alternativa erano gli gnocchi, anche questi fatti in casa, con cernia, carciofi, fondo di carciofi e pinoli tostati. Piatti molto diversi tra loro, uno più delicato e cremoso, l’altro più deciso e saporito.

La proposta per i secondi consisteva in una mormora lavorata come una parmigiana, completa di caviale, pomodorini confit e bufala, e in un aletterato scottato, cundigiun inverale, machetto e polvere di olive taggiasche. Anche qui si vedeva l’idea di base: pesce locale trattato con mano creativa, ma senza far perdere la sua identità.

Per quanto riguarda i prezzi, l’impostazione è chiara e trasparente: gli antipasti sono intorno ai 14 euro, i primi intorno ai 16, i secondi sui 27 e i dessert sugli 8. La seconda volta che ci sono andata abbiamo preso due primi e un’acqua, spendendo 34 euro in due. Una cifra più che accessibile per un ristorante di pesce che lavora materia prima fresca. La volta precedente invece avevamo preso un antipasto da dividere, due primi, un secondo da dividere, un dolce e una bottiglia di vino, e il totale era stato intorno ai 100 euro.

Che cosa ho preso e quali sono le mie impressioni sui piatti

Questa volta ho scelto gli agnolotti del plin. Il piatto era equilibrato, con una crema di scarola morbida e la colatura di burrata che legava tutto senza appesantire. Le mandorle aggiungevano una nota croccante piacevole e il profumo dei porri dava un tocco finale molto pulito. Chi era con me ha preso gli gnocchi alla cernia, un piatto più deciso, dove il carciofo accompagnava bene il sapore del pesce e il fondo di carciofi dava profondità.

È evidente che non seguono lo stile del classico ristorante di pesce. Non ci sono gli stessi sapori che trovi ovunque. C’è ricerca, c’è tecnica e c’è una mano che sa dove andare. La cucina rimane comunque chiara: il pesce è sempre riconoscibile, non viene coperto o stravolto.

Direi che è una proposta che funziona perché è coerente con la loro filosofia. Non ci sono forzature, non ci sono aggiunte inutili, non c’è nulla che sembra messo lì per stupire. Si sente che c’è attenzione alla freschezza e che ogni piatto nasce da quello che il mare ha dato quel giorno. È proprio questo che invoglia a tornare: la certezza che, anche se ordinerai un piatto simile, non sarà mai identico alla volta precedente.

Un posto sincero, da provare almeno una volta

Se passate da Savona vale la pena fermarsi da Alalunga. È vicino al porto, quindi potete lasciare l’auto nei parcheggi liberi o nel parcheggio sotterraneo a pochi minuti a piedi. Il ristorante non è molto grande, quindi non adatto a cene aziendali o gruppi, ma è perfetto per una serata tranquilla in coppia o tra pochi amici.

Se siete di Savona o siete di passaggio, una cena da Alalunga è una buona idea. Ci tornerò ancora, curiosa di vedere cosa porterà il mare la prossima volta.

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Alalunga, Pescatori Savona

Via Calata Pietro Sbarbaro, 17100 Savona SV

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