Erano giorni che al numero 81 di via Ostiense, a Roma, qualcosa prendeva forma. Lavori frenetici, rumori incessanti e dettagli sempre più evidenti di un’estetica profondamente cinese, la più autentica e scenografica mai vista in città. Al limite del kitsch.
Lampade rosse, pareti rivestite di boiserie, un’atmosfera ispirata ai wuxia, gli epici racconti di arti marziali, il tutto in uno spazio inaspettato, per dimensioni e suggestione. Le ipotesi erano due: una palestra di kung fu o un gigantesco ristorante cinese. Era la seconda.

Quello che non sapevo, mentre osservavo il folkloristico ingresso, pronta a provare il nuovo locale, era che mi trovassi di fronte ad un ristorante con cucina hot pot. E devo ammetterlo: la scoperta mi ha strappato un sorriso di soddisfazione.

Ma ciò che ignoravo ancora di più – e che ho scoperto solo varcando la soglia rosso dorata – era che il grande ristorante che si apriva davanti ai miei occhi fosse l’Hot Pot Shu Daxia (蜀大侠火锅), una rinomata catena cinese nata a Chengdu, nel cuore del Sichuan, celebre per il suo brodo speziato e piccante, emblema della tradizione culinaria della regione. La prima sede a Roma, ma la seconda in Italia, dopo Reggio Emilia.
A conferma della sua già consolidata fama, è bastato uno sguardo alla sala: i tavoli erano occupati per lo più da clienti cinesi, segno inequivocabile di pregressa fama.
“La forza interna è il fondo della pentola, la forza esterna è negli ingredienti”

Questo è il motto buddo-gastronomico del ristorante, che racchiude perfettamente la sua filosofia: scegli con cura il brodo da mettere al centro, gli ingredienti da cuocere, le salse con cui esaltarli e goditi il viaggio esattamente come vuoi tu.

Per chi non lo sapesse già, l’Hot Pot è una sorta di rito conviviale, un’esperienza che trasforma il pasto in un momento di sperimentazione. Al centro del tavolo si trova una pentola con diversi tipi di brodo a scelta,, mantenuto alla temperatura ideale da un fornello sottostante.
Attorno, una serie bella grossa di ingredienti crudi (a scelta) pronti per essere immersi: carne, pesce, verdure, funghi, noodles. Il tutto accompagnato da salse e condimenti personalizzabili, per costruire il proprio boccone. Boccone che nasce direttamente in tavola dalla tua intuizione.
Un’occhiata al menu

Da Shu Daxia Hot Pot l’esperienza è tutta nel brodo, da scegliere con cura tra diverse varianti. C’è quello piccante in perfetto stile Sichuan, quello ai funghi più delicato, quello all’ossobuco dal sapore intenso o quello al pomodoro, leggero e fresco.
Una volta selezionato il brodo, si passa agli ingredienti da cuocere direttamente in pentola. Si va dalle fette di manzo scottona all’agnello tagliato a mano, dai bocconcini di maiale fritto ai gamberi crudi, fino a verdure fresche, funghi enoki e noodles. Completano il tutto salse e condimenti.

I prezzi variano in base alle scelte: il brodo speciale parte da 14,50 €, la carne intorno agli 8,50 €, mentre a pranzo si può optare per un menù degustazione da circa 20 € a persona. Per il dettaglio completo, meglio dare un’occhiata direttamente al menù in loco o sul sito ufficiale.
INFORMAZIONE IMPORTANTE: ci sono anche ottimi piatti tradizionali, dai ravioli al pollo Kung Pao. Se non avete tempo per il rituale dell’hot pot, meglio puntare su quelli.
Shu Daxia nel mondo
Attualmente, Shu Daxia ha oltre 500 ristoranti in Cina e nel mondo. Negli ultimi anni, ha espanso il suo marchio aprendo locali in città internazionali, tra cui Singapore, Thailandia, Canada e Stati Uniti. La crescita del brand segue il trend delle grandi catene di hot pot come Haidilao, che ha portato la cucina Sichuanese oltre i confini della Cina.
Nonostante qualche inevitabile confusione da nuova apertura, il ristorante mi è piaciuto molto e lo consiglio. Decisamente sconsigliato, però, per un primo appuntamento: tra brodo bollente, risucchi, sbavature e schizzi, l’effetto romantico potrebbe risentirne. O forse no.
Shu Daxia
Via Ostiense, 81
Roma
06 3105 0303