Sotto l’ombrellone si legge, si conversa e, molto spesso, si mangia. È proprio tra un morso a una patatina e un sorso di bibita ghiacciata che può sorgere la domanda giusta: quanto ne sappiamo davvero di ciò che mettiamo in bocca? Tra conoscenze scolastiche mai verificate e credenze popolari consolidate, ci sono moltissime curiosità che non sai sul cibo e che probabilmente ti sorprenderanno. Alcune sfidano la logica, altre mettono in crisi definizioni che davi per scontate.
Sommario
- Le Pringles non sono vere patatine
- Il fico è un fiore che ospita anche vespe al suo interno
- Il pomodoro è un frutto: curiosità sul cibo che sfida le apparenze
- Le melanzane sono bacche. Proprio come i mirtilli
- Il pepe di Sichuan non è un pepe. E nemmeno un parente lontano
- Il tequila è maschio. Punto.
- Le arachidi non sono noci. Sono legumi sotto copertura.
- Il croissant non è francese. È nato a vienna.
- Carote arancioni: un colpo di stato orticolo
- Dietro la cannella c’è solo corteccia e natura.
Le Pringles non sono vere patatine
Sì, avete letto bene: le Pringles non sono vere patatine. Contengono solo circa il 17% di patate, mentre il resto è un mix di farine, amidi e aromi che le rendono croccanti e irresistibili. La loro forma particolare non è casuale, ma una parabola iperbolica che si piega tra concavità e convessità, garantendo quella friabilità che le distingue dalle classiche patatine fritte. Insomma, più che patatine sono un impasto studiato a tavolino per conquistare il palato, un piccolo inganno croccante che funziona alla perfezione. Una delle curiosità sul cibo più curiose da condividere durante un aperitivo.
Il fico è un fiore che ospita anche vespe al suo interno
Il fico non è solo quel frutto dolce che conosciamo, ma in realtà un fiore invertito, una specie di piccola serra che racchiude al suo interno centinaia di minuscoli fiori. Qui entrano in scena le vespe del fico: le femmine si infilano dentro per deporre le uova, impollinando i fiori, e alcune rimangono intrappolate, sacrificandosi per far nascere nuovi fichi. Ogni morso? Un mini-ecosistema di natura e strategie, con qualche vespa eroica inclusa.
Il pomodoro è un frutto: curiosità sul cibo che sfida le apparenze

Lo so, nel tuo frigorifero vive con le verdure, ma in realtà il pomodoro è un frutto. E pure da manuale. Secondo la botanica, infatti, un frutto è la parte della pianta che si sviluppa dal fiore e contiene i semi. Il pomodoro rispetta tutti i criteri – può essere anche mangiato crudo – e nasce dal fiore della pianta di Solanum lycopersicum. Quindi sì, tecnicamente è più vicino a una mela che a un cetriolo.
Le melanzane sono bacche. Proprio come i mirtilli
Le melanzane sono bacche. Non lo diciamo per farci notare a un aperitivo colto, ma perché è letteralmente così. In botanica, una bacca è un frutto carnoso che nasce da un unico fiore e contiene i semi incastonati nella polpa. Ed è esattamente il caso della melanzana. Nonostante il suo comportamento da verdura nelle nostre cucine, tecnicamente condivide la categoria con uva, mirtilli e kiwi. Colpa (o merito) della sua origine floreale e della struttura interna. Una curiosità sul cibo che fa riflettere su quanto spesso le apparenze ingannino.
Il pepe di Sichuan non è un pepe. E nemmeno un parente lontano
Chiamarlo pepe è già un piccolo inganno. Il pepe di Sichuan, infatti, non ha niente a che vedere con il pepe vero, è il frutto secco di una pianta del genere Zanthoxylum, parente stretto dei limoni. Al palato, si presenta con una botta agrumata seguita da un effetto formicolante. Non è solo un ingrediente esotico, ma una curiosità sul cibo che racconta secoli di tradizioni asiatiche, dove lo usano anche per calmare il mal di denti. Tanti nomi, un solo obiettivo: sorprendere il palato.
Il tequila è maschio. Punto.

Sì, lo sappiamo: finisce in -a, suona esotico e vi viene spontaneo dire la tequila, come fosse la cugina sudamericana della grappa. Ma no, amici: il tequila è maschio, e ve lo dice pure la grammatica spagnola. Perché tequila, oltre a stendervi dopo tre shot, è un prestito linguistico bello e buono, arriva dal Messico, dove è maschile. Quindi facciamo pace col nostro ego linguistico e accettiamo la verità. E se proprio non vi va giù, bevete un altro giro. Forse il terzo vi farà cambiare idea. Una curiosità sul cibo che vale la pena conoscere prima di ordinare un drink.
Le arachidi non sono noci. Sono legumi sotto copertura.
Crescono sottoterra, hanno il baccello e fanno parte della famiglia dei legumi, nonostante se ne stiano spavalde accanto a mandorle e nocciole nei mix da aperitivo. Botanicamente sono più vicine ai fagioli che alle noci. Eppure, tostatura dopo tostatura, si sono infiltrate nella frutta secca come dei veri impostori. Occhio, quello che sgranocchi non è uno snack chic. È un parente stretto del pisello.
Il croissant non è francese. È nato a vienna.
Sì, avete capito bene, la colazione più parigina che ci sia ha sangue austriaco. Il croissant, con la sua aria chic e burrosa, discende dal kipferl, un dolce viennese nato per festeggiare la vittoria sui turchi nel 1683. I francesi lo scoprono grazie a un fornaio austriaco emigrato a Parigi, che ne vende una versione più leggera e sfogliata. Ed ecco che il kipferl cambia nome, diventa croissant e si reinventa come icona nazionale. Ma sotto sotto, resta un souvenir di Vienna.
Carote arancioni: un colpo di stato orticolo
L’arancione, a ben vedere, non è il colore originario della carota, ma il risultato di un’operazione politica travestita da scelta agricola. In principio le carote erano viola, bianche, gialle o rosse, più affini alla loro natura selvatica e variopinta. L’uniformità cromatica arriva soltanto nel XVII secolo, quando i coltivatori olandesi decidono di rendere omaggio alla dinastia degli Orange selezionando e diffondendo una varietà dal vivace colore aranciato. Più dolce al palato, certo, ma anche più funzionale a un progetto simbolico. Da quel momento, la carota arancione conquista il mercato europeo, relega le sue sorelle cromatiche ai margini e si incorona regina dell’orto. Eppure, ogni volta che la infiliamo in un’insalata, dovremmo ricordarci che il ballo delle carote era già iniziato con molte più sfumature — solo che la politica, si sa, ha il brutto vizio di ridipingere la storia a modo suo.
Dietro la cannella c’è solo corteccia e natura.

La cannella? Niente di magico, è solo corteccia! Sì, quella stecca profumata che spargi sul tuo dolce preferito è la scorza interna di un albero tropicale. Viene raccolta sbucciando con cura i rami giovani, lasciando asciugare la corteccia che poi si arrotola da sola, pronta a regalarti quel sapore caldo e avvolgente.