di Rocky
Lo ammetto, qui su Foodzilla siamo tutti un po’ dinosauri. E io, stegosauro che scrive, non posso che sentirmi a casa parlando di suoli vecchi di milioni di anni. Perché il segreto di alcuni dei migliori vini al mondo si trova proprio sotto i nostri piedi: i terreni kimmeridgiani. Questo antico suolo, formato nel Giurassico superiore, è un tesoro geologico che definisce il carattere di vini iconici come Chablis, Champagne e Sancerre. Ricco di fossili marini e minerali, regala ai vini una struttura inconfondibile, una mineralità tagliente e un’eleganza che sfida il tempo. Ma cosa rende davvero speciale questo suolo preistorico? Scaviamo (con le nostre zampotte preistoriche) nella storia e nella scienza per scoprirlo.
Il calcare kimmeridgiano: un’eredità fossile per vini immortali
Il termine “Kimmeridgiano” deriva dalla cittadina inglese di Kimmeridge, nel Dorset, dove questi suoli sono stati studiati per la prima volta. Si tratta di un mix di marna e calcare ricco di fossili, in particolare delle ostriche Exogyra virgula, che popolavano gli antichi mari giurassici. Questi fossili non sono solo affascinanti reperti per paleontologi (o per dinosauri nostalgici come me), ma influenzano direttamente le caratteristiche dei vini che vi affondano le radici. I vitigni coltivati su questi suoli sviluppano un profilo aromatico complesso, una freschezza vibrante e una sapidità inconfondibile. La combinazione tra il drenaggio eccellente e l’accumulo di minerali consente alle viti di soffrire quel tanto che basta per produrre uve dalla concentrazione straordinaria.
Dove regna il suolo giurassico: Chablis, Champagne e Sancerre
I terreni kimmeridgiani sono la spina dorsale di alcune delle zone vinicole più celebrate. A Chablis, sono la chiave del successo dello Chardonnay, che qui assume una tensione minerale e un’eleganza quasi affilata. L’effetto si amplifica nei Premier e Grand Cru, dove le uve crescono su colline ricche di fossili, donando ai vini un profilo più stratificato e una capacità di invecchiamento straordinaria. Anche la Champagne deve molto a questi suoli: i calcari kimmeridgiani contribuiscono alla finezza e alla precisione dei migliori Blanc de Blancs. Infine, a Sancerre, patria di uno dei Sauvignon Blanc più distintivi al mondo, il suolo giurassico conferisce al vino una struttura e una profondità che lo rendono ineguagliabile.

Il terroir preistorico incontra la modernità
Oggi la viticoltura nelle zone kimmeridgiane è più attenta che mai. I vignaioli studiano a fondo questi terreni per sfruttarne al meglio le potenzialità, adottando pratiche sostenibili per preservare un ecosistema tanto prezioso quanto antico. L’agricoltura rigenerativa sta diventando una pratica comune, con l’obiettivo di migliorare la biodiversità e mantenere intatta l’eredità di questi terreni vecchi di milioni di anni. Insomma, la storia si intreccia con l’innovazione, e il Giurassico continua a farsi sentire in ogni sorso di questi grandi vini.
Non solo fossili
Come ogni buon dinosauro sa, il passato non è solo una questione di fossili, ma di eredità viva. I terreni kimmeridgiani sono una testimonianza preistorica che continua a modellare il presente, dando vita a vini che raccontano la loro storia millenaria con ogni goccia. Se mai vi capiterà di assaggiare un Chablis o un Sancerre, ricordatevi che state bevendo un pezzo di Giurassico. E magari, fate un brindisi anche a me, il vostro stegosauro di fiducia.