Frodi alimentari: questi sono i prodotti più a rischio

Le frodi alimentari non sono leggende ma un business miliardario che colpisce i prodotti simbolo del Made in Italy. Dai formaggi all’olio, dal vino al prosciutto, dalla mozzarella al miele, imitazioni e falsi invadono il mercato, ingannano i consumatori e danneggiano i produttori onesti.

Frodi alimentari: questi sono i prodotti più a rischio - immagine di copertina

Le frodi alimentari non sono l’invenzione di qualche complottista fissato, ma un business reale e redditizio che spesso si infiltra nei nostri piatti senza che ce ne accorgiamo. In pratica qualcuno ci rifila roba di qualità inferiore facendocela pagare come fosse oro colato, svendendo la qualità e intaccando la fiducia dei consumatori Il Made in Italy è uno dei bersagli più gettonati, perché funziona come calamita globale per chi vuole spacciarsi per autentico senza esserlo. E qui entra in scena l’italian sounding, cioè l’uso furbo di nomi, simboli e immagini che richiamano l’Italia per vendere prodotti che italiani non sono, riempiendo scaffali e frigoriferi di parmesan, mozzarelle improbabili e confezioni decorate con tricolori e colline toscane, anche se dentro ci trovi stabilimenti a migliaia di chilometri da qui.

I formaggi: Parmigiano e Grana Padano

frodi alimentari - parmiggiano e grana

Se parliamo di formaggi italiani famosi nel mondo, due nomi spiccano su tutti: Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Non sono celebri solo per il loro gusto inconfondibile, ma anche per essere tra i prodotti più falsificati al mondo. Il loro prestigio attira chi vuole lucrare sull’illusione dell’autenticità. Così sugli scaffali di mezzo Pianeta finiscono Parmesan negli Stati Uniti, Reggianito in Argentina, Parmesao in Brasile e tante varianti fantasiose. Tutte cercano di imitare il sapore, l’aspetto e persino l’aura di eccellenza italiana.

Il problema non riguarda soltanto l’estero. Anche in Italia compaiono produttori che ignorano i rigidi disciplinari DOP, vendendo formaggi che di Parmigiano o Grana hanno solo il nome. E mentre cerchiamo di capire se stiamo grattugiando un vero Parmigiano o un parmesan made in USA, i numeri parlano chiaro. Più di due prodotti su tre che si vendono come Made in Italy sono falsi. Questo significa perdite economiche enormi per i produttori italiani e danni alla reputazione del nostro cibo.

L’olio d’oliva

frodi alimentari - olio d'oliva

Scegliere un olio d’oliva non è così semplice come leggere extra vergine sull’etichetta. Negli ultimi anni la normativa è migliorata, ma la confusione resta alta e qualcuno ne approfitta. Ci sono aziende che vendono oli come italiani anche se le olive provengono dall’estero. Altri oli hanno visto l’Italia solo al confine, oppure sono miscele di extra vergine e oli stranieri. Peggio ancora, a volte il prodotto in bottiglia come extra vergine contiene lampante raffinato e un po’ di vergine, solo per rispettare la dicitura legale. Il palato può non accorgersi della differenza, ma nutrienti e antiossidanti salutari si riducono. In un mercato ampio come quello italiano, districarsi tra offerte, bottiglie colorate e prezzi invitanti può diventare un vero campo minato.

Vini

frodi alimentari- vino

Il vino italiano è uno dei grandi ambasciatori del Made in Italy, peccato che qualcuno abbia deciso di sfruttarne la fama per fare soldi facili. Ogni anno centinaia di milioni di euro vanno in fumo a causa di bottiglie contraffatte – un classico esempio di frodi alimentari che si infilano anche nei vini – spesso vendute con nomi che suonano rassicuranti ma che hanno poco a che fare con le vere denominazioni italiane. Il fenomeno non è solo economico. Alcune di queste bevande contengono sostanze pericolose, dai pesticidi al metanolo, e vengono distribuite come se nulla fosse, facendo danni anche alla salute dei consumatori più distratti. La contraffazione colpisce bottiglie di ogni tipo: dal Barolo al Chianti, dal Prosecco ai vini da tavola meno noti, passando per imitazioni fantasiose con etichette simili ma vini completamente diversi.

Prosciutto di Parma

prosciutto di parma

Tra i prodotti più esposti al rischio di frodi alimentari figura senza dubbio il Prosciutto di Parma, eccellenza italiana con disciplina rigorosa ma anche facile preda di approfittatori. Controlli saltuari, etichette evocative, marchi DOP usati illecitamente e importazioni di cosce straniere che finiscono per essere presentate come italiane, sono tutte situazioni documentate. Il disciplinare del Prosciutto di Parma richiede caratteristiche precise su genetica, peso dei suini, stagionatura minima e metodo produttivo, ma proprio da questi dettagli nascono molti punti di debolezza: l’opacità su certi controlli, le prassi non sempre trasparenti sull’origine delle cosce, e la difficoltà per il consumatore di verificare che ciò che acquista rispetti gli standard. Insomma, il Prosciutto di Parma è amatissimo, diffuso, costoso, simbolo internazionale del made in Italy: tre caratteristiche che lo rendono un target perfetto per chi vuol guadagnare sull’apparenza.

Mozzarella di bufala

mozzarella di bufala

La mozzarella di bufala campana è un simbolo dell’Italia che piace di più, cremosa, fresca, identitaria. Ed è proprio questo il problema, più cresce il successo di un prodotto, più diventano fantasiose le sue imitazioni. Così nei banchi frigo del mondo compaiono palline bianche spacciate per bufaline anche se il latte arriva da tutt’altre parti, oppure etichette che evocano il Vesuvio mentre la produzione è stata fatta a migliaia di chilometri. Una scorciatoia che vale milioni di euro sottratti alla filiera autentica e che mette a rischio la reputazione di una DOP che vale centinaia di milioni e dà lavoro a migliaia di persone. Dietro ogni truffa c’è un inganno sottile, basta un richiamo grafico o una parola italiana per far sembrare campana una mozzarella che campana non è.

Miele

miele

Il miele dovrebbe essere il più naturale degli alimenti, frutto diretto del lavoro delle api e delle mani pazienti degli apicoltori. E invece, dietro ai vasetti che finiscono sugli scaffali europei, si nascondono frodi alimentari dolcissime ma amare per chi lo scopre. Quasi la metà del miele importato non è miele vero e proprio, ma un miscuglio gonfiato con sciroppi di zucchero a basso costo. Cina, Turchia e persino Regno Unito sono tra i principali responsabili di spedizioni truccate. Un business che non mette a rischio la salute, ma erode la fiducia dei consumatori e affossa i produttori onesti, costretti a competere con prezzi impossibili.

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