La critica gastronomica italiana e forse mondiale, è stata appena seppellita. Sulla lapide c’è scritto: qui giacciono quei simpatici boomer dalla penna pesante e dal bicchiere pieno, morti con onore combattendo in difesa della grande arte del parlarsi addosso. Io naturalmente sono tra quelli morti.
A piangerci ci sono loro, gli chef stellati che comunque, diciamocelo, sopravviveranno benissimo anche in nostra assenza.
Ma cosa è successo? Scaricate Tiktok e inseritevi nel flusso dei nuovi suggeritori di ristoranti, un esercito di giovani e giovanissimi con decine di migliaia di follower e milioni di interazioni che vanno in giro per ristoranti senza nessun titolo e li consigliano. A volte (raramente) per puro amore del servizio, altre (più spesso) a pagamento diretto dell’attività commerciale. Stiamo parlando di un esercito di creator marchettari fieramente inconsapevoli di come si giudichi un ristorante ma che riescono a parlare a una platea gigantesca. Persia contro Sparta. Serse contro Leonida. Loro migliaia, noi 300. Okay la smetto.
Fuor di metafora, c’è poco da ridere. È piuttosto evidente che il mondo sta cambiando. I giovani non sono interessati alle parole degli esperti, anzi, non sanno neanche chi siamo. Sono rimasti fuori dal dibattito ventennale dell’etica del critico gastronomico e compiono, ignari, ogni genere di nefandezza rompendo taboo e calpestando tutti i principi su cui abbiamo basato gli ultimi 20 anni del nostro lavoro. Il podcast di oggi si concentra proprio su questo, grazie all’ausilio del critico Valerio Massimo Visintin.